Il legale rappresentante della famiglia di Imane Fadil, avvocato Paolo Sevesi, ha deciso di lasciare l’incarico e rimettere il mandato. Sevesi, oltre ad essere stato amico della modella morta lo scorso primo marzo, nonché superteste del caso Ruby, secondo quanto reso noto dal Libero Quotidiano ha già formalizzato la sua rinuncia al cospetto del pm per contrasti sulla linea delle indagini con la famiglia di Imane. Dalle analisi eseguiti nei giorni scorsi, sarebbe stata esclusa la presenza di radioattività sul corpo di Fadil e l’avvocato in merito aveva commentato: “È meglio per tutti, per Imane e per la sua famiglia. Alla fine vuol dire che in giro c’è un cattivo in meno”. Questa posizione però non era stata accettata dalla famiglia della donna che da giorni insiste nel voler sapere la verità su quanto accaduto alla 34enne, sostenendo con forza che sia stata uccisa. Se per l’autopsia si era parlato di tempi brevi, ora sembra dover attendere ancora un po’ prima di poter avere informazioni certe in merito a questi risultati che spazzeranno via ogni dubbio. Secondo l’agenzia di stampa Ansa, è possibile che la perizia sarà svolta non prima del prossimo lunedì. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



SI ATTENDE L’AUTOPSIA

Imane Fadil non è stata avvelenata con una sostanza radioattiva. Le analisi effettuate sul corpo della 34enne modella, teste nel processo Ruby Ter, hanno escluso tale opzione, non emergendo alcuna evidenza macroscopica di radioattività sui campioni di tessuti prelevati dagli organi. L’ultima parola, come ricorda Il Giorno, spetterà ora all’istituto Enea di Roma, ma sembrano ormai esservi pochi dubbi in merito al fatto che la giovane non sia stata uccisa con una sostanza radioattiva. A questo punto sembrerebbero essere due le possibili cause di morte di Imane: avvelenamento da metalli, oppure, cosa da non escludere assolutamente, una malattia rara difficile da diagnosticare. La prima opzione è corroborata dalle analisi già effettuate sul sangue e le urine della modella magrebina, in cui sono stati evidenziati valori alti di cinque metalli; peccato però che per i medici, tale scoperta non sia compatibile con la morte della ragazza, che è deceduta in un mese dopo il decadimento di tutti gli organi vitali.



IMANE FADIL: NON C’È RADIOATTIVITÀ

Ecco perché al momento l’ipotesi più probabile sembrerebbe essere quella di una malattia rara, che potrebbe aver aggravato ulteriormente le condizioni fisiche della stessa Imane, già debole a causa del Les, lupus eritematoso sistemico, malattia autoimmune riscontratale in ospedale come da referto medico ufficiale. A questo punto si attende l’autopsia, che dovrebbe essere eseguita nella giornata di domani e che farà definitivamente chiarezza (o almeno si spera), circa le cause della morte della 34enne marocchina. In questi giorni sono proseguite le indagini, anche attraverso le testimonianze di famigliari, amici, medici e il legale di Imane, e si è scoperto che i primi ad avere sospetti circa l’avvelenamento della ragazza furono i medici; di conseguenza la stessa si confidò con il fratello e l’avvocato, spiegando appunto di temere di essere stata uccisa. La vicenda resta senza dubbio drammatica: comunque sia morta, Imane ha terminato anzitempo la propria vita, passando gli ultimi giorni sulla terra in maniera orrenda.

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