Ousseynou Sy resta in carcere. È stato convalidato l’arresto dell’autista che tre giorni fa ha sequestrato un bus con 51 bambini e lo ha incendiato. A deciderlo il gip di Milano Tommaso Perna che ne ha disposto anche la custodia cautelare nel carcere di San Vittore. Come riportato da Repubblica, l’atto di convalida è stato depositato stamattina. Per il giudice, si configura il reato di strage aggravata dalla finalità terroristica, ma nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Ousseynou Sy, sono stati confermati gli altri reati di sequestro di persona, resistenza e incendio contestati dal capo del pool dell’Antiterrorismo milanese Alberto Nobili e dal pm Luca Poniz. Lo «scopo sotteso all’azione» del 47enne «era quello di costringere, o comunque condizionare, le politiche migratorie attualmente adottate dal Governo in carica». L’obiettivo era «quello di compiere un’azione dimostrativa sull’onda dell’ira» in lui generata, legata – come ha raccontato – all’episodio «del mancato sbarco di 49 persone», cioè la vicenda della nave Mare Jonio.



BUS INCENDIATO, OUSSEYNOU SY IN CARCERE

Secondo il gip di Milano Tommaso Perna il dirottatore dello scuolabus nell’interrogatorio ha provato «una posticcia e maldestra opera di rivisitazione della realtà» al fine «non troppo velato di poter contare sui benefici conseguenti ad una eventuale, dichiarazione di incapacità di intendere e di volere». Questo tentativo secondo il giudice è però «improbabile» che porti ad uno sconto di pena per vizio di mente. Sono parole dure quelle scelte dal gip nelle motivazioni di convalida del fermo. È «provato» che Ousseynou Sy avesse con sé anche una pistola oltre ad un coltello. Il giudice ha richiamato le testimonianze, come quella di un insegnante che ha raccontato che il 47enne alzò «la sua maglietta mostrando una pistola inserita all’interno dei pantaloni e in mano una lama, di circa 10 cm». Infine, la circostanza delle «voci di bambini morti in mare» che l’avrebbero spinto ad agire, per il gip è «una posticcia e maldestra opera di rivisitazione della realtà al fine di poter contare sui benefici conseguenti a una eventuale, e improbabile, dichiarazione di incapacità di intendere e di volere».

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