La vicenda del bus incendiato a Milano da un folle senegalese, ha fatto tornare d’attualità la questione dello Ius Soli. Ai due bambini eroi di origini magrebine che hanno chiamato i carabinieri, lo stato sarebbe pronto a dare la cittadinanza per meriti speciali, prima che raggiungano l’età prevista dalla legge necessaria per fare domanda. Ramy e Adam, così si chiamano i due minorenni che hanno avvisato le forze dell’ordine sventando il peggio, hanno per ora solo il passaporto e fino a che non verrà fatta la legge vigerà lo ius sanguinis. Ma i genitori hanno chiesto per i loro figli la cittadinanza italiana, un bel gesto per premiare il gesto eroico, e negli ultimi giorni si sono espressi sulla vicenda il presidente del consiglio, Giuseppe Conte e i due vice premier Di Maio e Salvini, e tutti e tre hanno aperto alla possibilità. Quest’ultimo è tornato in particolare a parlare della questione, intervistato nella giornata odierna e spiegando: «Cittadinanza ai due ragazzini? Stiamo facendo tutte le verifiche del caso perché prima di fare scelte così importanti bisogna aver controllato tutto e tutti».



SALVINI “CITTADINANZA A RAMY? VEDIAMO, SULLO IUS SOLI…”

Ma Salvini non apre a qualsiasi possibilità fissando dei paletti: «Ramy vorrebbe avere Ius soli? È una scelta che potrà fare quando verrà eletto parlamentare per intanto la legge sulla cittadinanza va bene così come è. Si può aprire la possibilità di discuterne? Assolutamente no». Chiusura netta quindi nei confronti dello Ius Soli, così come confermato anche da Conte e Di Maio, che in coro hanno ribadito come lo stesso non sia nel contratto di governo. Sulla questione della cittadinanza e dello Ius Soli si sono espressi anche numerosi esponenti del Partito Democratico, a cominciare dall’ex ministro Graziano Delrio, che ha spiegato: «A noi del Pd è mancato il coraggio, dovevamo rischiare di più e mettere la fiducia sullo ius soli». Simile il pensiero di Maurizio Martina, ex candidato alla segreteria Dem: «D’accordo con Delrio, fuori e dentro il Parlamento dobbiamo riprendere l’impegno per la nuova cittadinanza, perché chi nasce e studia in Italia è italiano».

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