Emergono ulteriori particolari in merito alla vicenda dello stupro di Catania, la 19enne americana violentata da tre ragazzi del posto. Online sono apparse le dichiarazioni della stessa agli inquirenti: «Quando mi hanno spinta in macchina con forza, sono riuscita a mandare un messaggio vocale a un amico. Gli ho sussurrato: ‘Per favore aiutami, ci sono dei ragazzi, non voglio’. E lui, prima mi ha risposto che non capiva, poi che non aveva l’auto e non poteva aiutarmi. Una cosa assurda». Repubblica ha svelato che la 19enne avrebbe scritto a tale Salvo, che però avrebbe ignorato il suo aiuto, senza replicare. Inoltre la giovane avrebbe chiamato il 112 per ben 11 volte fra mezzanotte e l’una, tutte chiamate che sono state interrotte dai violentatori. Ad un certo punto, presa dalla disperazione, la ragazza ha contattato anche il 911, il numero americano per le emergenze, anche in questo caso invano. La giovane è già ripartita per gli Stati Uniti, come confermato dal suo avvocato Mirella Viscuso. Il legale ha spiegato che la 19enne era già stata stuprata nel suo paese d’origine. «Mentre mi violentavano io piangevo – ha raccontato ancora la vittima alle forze dell’ordine – e ho chiesto loro di fermarsi in italiano, quindi erano in grado di capirmi. Hanno finito dopo un’ora». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



STUPRO A CATANIA: LA VITTIMA CHIESE AIUTO

Continuano le indagini riguardanti lo stupro di gruppo avvenuto ai danni di una 19enne americana, violentata in quel di Catania. A parlare ai microfoni del programma di Rai Tre, “Chi l’ha Visto?” è il maggiore dei carabinieri etnei, Massimo Deiana, che ha parlato così della vittima: «I video e i file forniti in sede di denuncia sono stati molto importanti per poter circostanziare l’evento e identificare gli aggressori». Stando a quanto specifica l’esponente dell’arma, la ragazza è riuscita a ricostruire in maniera molto lucida anche i dettagli più spiacevoli circa la violenza, ed inoltre ha fornito gli indumenti indossati (ora sotto sequestro per i controlli biologici), durante la violenza. Stando a quanto scoperto da “Chi l’ha Visto?”, non è inoltre da escludere che i tre arrestati abbiano stuprato altre ragazze in passato; è stato infatti mostrata una chat fra uno dei violentatori e una ragazza, in cui si legge: “Devi stare attenta”, dice lui, “A cosa?”, replica lei, “Ti stupro”, risponde, e la ragazza risponde ridendo. Probabilmente c’è qualche giovane che non ha trovato la forza di denunciare: ora è il momento di farlo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CATANIA, STUPRATA E FILMATA

La ragazza americana stuprata a Catania, poi filmata durante l’atto, è uno dei casi trattati quest’oggi dalla trasmissione “Storie Italiane” di Rai Uno. Tre giovanissimi fra i 19 e i 20 anni sono stati fermati e arrestati con l’accusa di violenza sessuale di gruppo, e pare che gli stessi si siano vantati con gli amici al bar dopo aver commesso quel gesto ignobile. Una vicenda che ricorda da vicino quanto accaduto soltanto pochi giorni fa alla Circumvesuviana di Napoli, dove tre giovani hanno violentato una loro coetanea, spiegando poi che la stessa fosse consenziente al momento dell’atto. In studio a Storie Italiane c’è indignazione, sottolineando quanto ormai stia diventando una pratica comune quella di filmare le violenze per poi vantarsi, senza rendersi conto del grave reato commesso. «Dobbiamo ri-educare una società», è il leit-motiv fra gli ospiti, ed in effetti fa riflettere quanto questi reati si stiano moltiplicando in maniera preoccupante, soprattutto fra ragazzini che forse, alla loro età, non avrebbero bisogno di violentare una giovane per avere dei rapporti sessuali. «Il reato più vigliacco della storia giuridica è la violenza di gruppo», sottolinea un avvocato, e come dargli torto? (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



STUPRO A CATANIA: 19ENNE VIOLENTATA E POI FILMATA

Non hanno mostrato alcun pentimento per il trattamento riservato alla 19enne americana residente da tre mesi a Catania i tre ragazzi fermati dai carabinieri etnei con l’accusa di violenza sessuale di gruppo. Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, i tre indagati, Roberto Mirabella, 20 anni, Salvatore Castrogiovanni e Agatino Spampinato, di 19, sono stati portati al carcere di Catania Piazza Lanza. Emergono poi dei dettagli inquietanti rispetto alla notte dello stupro: la ragazza americana, che non parla e non comprende perfettamente l’italiano, dopo essere stata costretta a salire nella macchina dei tre (uno le avrebbe intimato di stare zitta afferrandola per il braccio e spingendola in auto, ndr), avrebbe tentato di nascosto di chiedere aiuto con il suo cellulare chiamando il 112. Un tentativo di sperato di essere tratta in salvo che è stato reso vano da uno dei tre giovani. (agg. di Dario D’Angelo)

IL MESSAGGIO IL GIORNO DOPO LA VIOLENZA

Emerge qualche dettaglio in più in merito alla violenza sessuale di gruppo avvenuta a Catania, ai danni di una giovane americana. Come riferito dall’edizione online de Il Secolo XIX, la vittima aveva 19 anni ed era di origini statunitensi. Si trovava nella città etnea da circa tre mesi, e la sera dello stupro era uscita in compagnia di un’amica. Le due, il 15 marzo scorso, si erano recate nei pressi di un bar di via Teatro Massimo, la zona della movida di Catania, dove hanno conosciuto tre ragazzi. I due hanno offerto qualche drink alle due ragazze, dopo di che l’amica della vittima se ne è andata, lasciando da sola l’americana. Questa è stata convinta a spostarsi in un altro locale della zona, e poi, una volta in strada, l’hanno costretta a salire sul sedile posteriore della loro auto; a quel punto il gruppo si è spostato in una zona isolata sul lungomare catanese, nei pressi di piazza Europa, dove sarebbe stata violentata a ripetizione. Ad avvisare i carabinieri sarebbe stata la famiglia alla pari che ospita la 19enne in Italia. I militari dell’arma hanno acquisito le registrazioni audio-video fatte dalla stessa americana la sera dell’incontro, nonché un filmato che uno dei tre stupratori ha inviato alla giovane via social. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

CATANIA, VIOLENZA SESSUALE SU AMERICANA

Un nuovo episodio di violenza sessuale di gruppo, questa volta, a Catania. Tre ragazzi di 19 e 20 anni sono stati fermati con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una giovane straniera. L’episodio risalirebbe allo scorso 15 marzo, e i presunti autori di tale gesto ignobile sarebbero tre giovanissimi, leggasi Roberto Mirabella, di 20 anni, Salvatore Castrogiovanni di 19 anni, e Agatino Spampinato di 19 anni, come riferito da Today. L’accusa nei loro confronti è quella di violenza sessuale di gruppo, e al momento i tre si trovano rinchiusi nel carcere di piazza Lanza, in attesa della convalida d’arresto. La vittima è una ragazza americana che da tre mesi si trova a Catania, dove lavora come babysitter in una famiglia che la ospitava alla pari. La sera dello stupro la giovane si trovava in un bar in via Teatro Massimo, quando è stata avvicinata dai tre di cui sopra: inizialmente le hanno offerto dei drink, poi la loro compagnia si è fatta più pressante, al punto che l’hanno spinta ad entrare di forza nella loro auto.

CATANIA, VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO SU RAGAZZA AMERICANA

Dopo aver bloccato un tentativo della giovane di chiamare il 112, l’auto dei tre si è fermata vicino a piazza Europa, e i giovanissimi hanno abusato a turno della ragazza, riprendendo il tutto con il proprio smartphone. La giovane non si è subito recata dai carabinieri ma la denuncia è stata effettuata il giorno seguente, dopo che la stessa ha contattato la madre e la sorella negli Stati Uniti, nonché la famiglia che la ospita a Catania. A quel punto si è recata presso la stazione di Piazza Verga e con l’aiuto del magistrato di turno e del pool specializzato in questo tipi di reati, ha ricostruito in ogni dettaglio tutta la vicenda, identificando anche gli autori del reato. A smascherare il trio anche un filmato che gli stessi stupratori avevano mandato alla ragazza il giorno dopo, un video che riprendeva le scene di violenza, con annessa didascalia: “Lo rifacciamo?”. I tre sono quindi stati fermati, arrestati, e condotti in carcere, dove si trovano tutt’ora.