Un libro interamente dedicato al Conclave del 2013 che portò al Soglio Pontificio Papa Francesco (dopo le clamorose “dimissioni” di Benedetto XVI) sta di nuovo facendo discutere in Vaticano con il forte rischio di un’ennesima contrapposizione tra “conservatori” e “progressisti” sull’origine di tale frattura: è uscito negli Stati Uniti il lavoro di un esperto vaticanista, Gerard O’ Connell, corrispondente di America (la rivista newyorkese dei gesuiti). Ebbene, sfruttando alcune fonti di area “liberal”, nel libro “The Election of Pope Francis: An Inside Account of the Conclave That Changed History”, l’autore riporta che nei primi voti al Conclave del 2013 l’allora Arcivescovo di Milano Angelo Scola ebbe più voti di Bergoglio e solo una ulteriore divisione interna all’area dei “conservatori” portò poi all’elezione di Papa Francesco. «Scola 30, Bergoglio 26, Ouellet 22, O’ Malley 10, Scherer 4», sarebbe stata la classifica iniziale secondo le fonti di O’Connell: insomma, il cardinale italiano avrebbe dovuto essere il favorito ma i voti si scoprirono essere troppo pochi secondo quelle che parevano essere i “calcoli” della vigilia, anche tra gli stessi cardinali.
IL RETROSCENA (PRESUNTO) SUL CONCLAVE
Ed è così che una ricostruzione ipotizzata diviene “cronaca esatta” in un libro che 6 anni dopo prova a gettar luce (o polemiche?) su uno dei passaggi più delicati nella storia della Chiesa Cattolica. Scola e Ouellet erano considerati candidati in continuità con i papati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e secondo O’Connell la divisione di quei voti dimostrerebbe una forte tensione interna al mondo “conservatore” che diede il là a diversi ragionamenti nei voti successivi: non solo, come sottolinea su la Verità Lorenzo Bertocchi, i voti dei due cardinali “favoriti” si aggiungevano anche di voti sparsi tra altre personalità del mondo conservatore, ovvero George Pell (oggi in carcere in Australia per pedofilia), Carlo Caffarra, Robert Sarah, Timoty Dolan e Mauro Piacenza. Quel gruppo però non trovò una unità d’intenti sul nome di Scola e per questo motivo, secondo il vaticanista Usa, si arrivò ad una conclusione tutt’altro che attesa: «la campagna pro Bergoglio, condotta in primis dai cardinali Óscar Maradiaga, Walter Kasper, Peter Turkson, Oswald Gracias e Donald Wuerl, ha avuto successo», spiega O’Connell che poi conclude nella sua introduzione «Quel primo voto disperso avrebbe potuto dare l’impressione di grande incertezza ma gli elettori lo hanno visto in una luce molto diversa. Il cardinale Gracias, per esempio, mi ha detto di leggerlo in questo modo: “Lo Spirito Santo stava già indicando, lo Spirito Santo ci stava guidando in una particolare direzione. Dio era lì».