È spuntato un video ieri sera su Dagospia, preceduto da diverse voci che davano il padre di Ramy Shehata – il ragazzino-eroe del bus dirottato a Milano, protagonisti in questi giorni dello scontro politico con Salvini sullo Ius Soli – in una versione di “ridimensionamento” della polemica sulla cittadinanza. Sembrava una bufala posta ad arte dagli anti-Ius Soli per screditare la famiglia egiziana del ragazzino intervistato domenica sera da Fabio Fazio a Che tempo che fa assieme al compagno Adam: invece poi il sito Dagospia pubblica il video dell’intervista fatta in aeroporto a Milano Linate proprio a Khalid Shehata (e fornita da Francesca Chaouqui) in cui la verità raccontata per giorni da media e “propaganda” di sinistra sulla richiesta di cittadinanza viene decisamente “ricalibrata”. «Ramy è stato strumentalizzato dai giornalisti», spiega il padre Khalid che in maniera anche candidata confessa di non aver mai avuto alcuna intenzione di chiedere la cittadinanza o lo Ius Soli per il figlio né tantomeno per sim bensì sono stati i cronisti nei primi attimi dopo la tragedia sfiorata a San Donato a “mettergli in bocca” quelle parole.



I GIORNALISTI E LA CITTADINANZA

«Io sono qui da 18 anni e non l’ho mai chiesto prima. È colpa loro che si è creato questo casino, io voglio solo vivere tranquillo» ammette ancora il papà di Ramy, nello stesso giorno in cui ancora sorgono le polemiche nel Governo con Di Maio che richiede la cittadinanza per il giovanissimo eroe del bus dirottato e Salvini invece replica «per il momento non ci sono gli elementi». La vicenda è ovviamente molto più complessa e la “confessione” di papà Ramy non elimina la possibilità che lo Stato Italiano possa concedere come prestigioso riconoscimento al ragazzino la cittadinanza italiana: il punto, come sempre, è un altro ovvero che per giorni il martellamento mediatico sul caso Ramy ha portato all’attenzione (strumentalizzando la storia del giovanissimo adolescente) la battaglia sullo Ius Soli, “piegando” la realtà a proprio piacimento per far avanzare le proprie istanze. Questo, al netto della ragione o del torto, resta un serio problema che l’informazione dovrà prima o poi risolvere: «sono i giornalisti ad avermi detto di chiedere la cittadinanza perché così era un mio diritto», conclude ancora Khalid nel video che trovate qui sotto. La “confessione” si colora poi di un nuovo aspetto svelato dallo stesso Ministro Salvini che ha replicato proprio in merito a chi gli chiedeva conto della cittadinanza del padre di Ramy: «Stiamo facendo tutti gli approfondimenti del caso, evidentemente non sul ragazzino di 13 anni ma su altri, perché io la cittadinanza la concedo a chi ha la fedina penale pulita. Penso che tutti abbiano capito di cosa stia parlando». I dubbi sono sulla fedina di Khalid, con il Ministro che conclude «Qualcuno la cittadinanza non l’ha chiesta e non l’ha ottenuta dopo 20 anni, fatevi una domanda e datevi una risposta sul perchéa. Conto di incontrare Ramy il prima possibile e di fare quello che la legge mi permette di fare e non faccio quello che la legge non mi permette di fare».



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