E’ stata approvata nella giornata di ieri presso il parlamento europeo la nuova direttiva sul copyright. L’argomento non è semplice e molto dipenderà dalle varie leggi nazionali che verranno adottate dai paesi su indicazione appunto della direttiva di cui sopra, fatto sta che gli autori e gli editori dovrebbero riuscire ad ottenere un compenso maggiorato dalla pubblicazione dei propri contenuti. Quanto, ha provato a quantificarlo Eric Leandri, il fondatore e Ceo di Qwant, motore di ricerca francese, che intervistato dai microfoni de La Stampa afferma: «Un accordo ragionevole – spiega – potrebbe prevedere una percentuale intorno al 4 per cento del fatturato totale della pubblicità». Tenendo conto del solo Google, si tratterebbe di 1.5 miliardi di euro che andrebbero divisi fra i vari paesi, fra cui l’Italia, che otterrebbe indicativamente fra i 70 e i 100 milioni di euro. «Le news sono il contenuto più importante – prosegue Leandri – quello che spinge le persone a usare un motore di ricerca. Se si tolgono le notizie, i risultati sono sempre gli stessi, sono le news che cambiano». Sulla direttiva Ue il numero uno di Qwant si dice favorevole: «È una legge giusta perché porta un compenso agli autori. Per noi non sarebbe una novità: lo abbiamo già versato anni fa, in Germania, poi abbiamo visto che altri non facevano altrettanto e abbiamo smesso». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
COPYRIGHT, L’UE APPROVA LA RIFORMA
«Il Parlamento Europeo protegge la cultura e creatività europea mettendo fine al far-west digitale. Le nuove regole sul copyright difendono il lavoro di autori, giornalisti, designer e di tutti gli artisti, musicisti, commediografi, scrittori e stilisti europei», questo il commento del presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani dopo l’ok alla direttiva sulla riforma del copyright. Ma il Movimento 5 Stelle è sul piede di guerra, ecco le parole di Conny Giordano: «5 milioni di cittadini avevano chiesto di modificare la direttiva sul copyright. La maggioranza dei parlamentari europei ha scelto di ignorare queste richieste. Per questo il voto di oggi non tutela i diritti di creativi e artisti, ma danneggia la libertà di espressione di tutti». Questo il commento di Andrea Giarrizzo: «Quello votato è un provvedimento fuori dal tempo,voluto da una politica troppo vicina a lobby e poteri forti per preoccuparsi della libertà dei cittadini. L’appoggio di PD e Forza Italia è la dimostrazione di quanto sia giusto schierarsi contro questa decisione assurda». Infine il tweet di Davide Aiello: «La direttiva appena approvata al Parlamento europeo sul copyright è un ostacolo alla libertà di internet. Il voto di oggi ci lascia molto amareggiati perché in sostanza si limita la libera espressione sulla rete». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
CARLO PERRONE: “VITTORIA PER LA STAMPA”
L’esito del voto sulla riforma del Copyright non era scontato, anche per alcune divisioni all’interno dei popolari. Ma l’Europarlamento alla fine ha approvato la legge. Esulta il presidente degli editori di giornali europei dell’Enpa Carlo Perrone: parla di «grande vittoria per la stampa in Italia» e di «voto storico per l’anima e la cultura dell’Europa». Soddisfazione è stata espressa anche da Enzo Mazza, Ceo di Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana), che parla di «grande successo di una filiera unita nel riconoscimento dei contenuti culturali nell’era digitale». Quindi ringrazia «il Parlamento per lo sforzo ottenuto in un contesto decisamente complesso e aspettiamo l’avvio dei lavori per il recepimento nel diritto nazionale». Prima del voto la commissaria al digitale Mariya Gabriel, come riportato dal Fatto Quotidiano, aveva definito il testo «equilibrato ed ambizioso», che «riconcilia i vari interessi in gioco. I creatori e gli altri detentori di diritti saranno equamente retribuiti e l’impatto sui prestatori di servizi rimarrà proporzionato e gli utenti e la loro libertà di espressione saranno protetti». (agg. di Silvana Palazzo)
COPYRIGHT, UE APPROVA RIFORMA
Si conclude un percorso legislativo partito nel 2016 e ora saranno gli Stati membri Ue a dare l’ultima parola con l’approvazione nei propri Parlamenti, ma il più è fatto: la contestata Direttiva Europea sul Copyright e le regole sul diritto d’autore è stata approvata dal Parlamento Ue con 348 Sì, 274 No e 36 astenuti. Uno dei voti più importanti degli ultimi anni a livello Ue ha di fatto decretato le nuove norme emendate dopo il precedente via libera del 12 settembre scorso: in particolare, salvaguardie alla libertà di espressione e maggiori garanzie per i creatori ed editori di notizie che potranno anche negoziare con i giganti del web nuove normative. Un primissimo commento da chi questa riforma l’ha fortemente voluta, ovvero il Presidente dell’Europalrmaneto Antonio Tajani «la direttiva mette fine all’attuale Far West digitale». Non la pensano ovviamente così le grandi piattaforme internazionale, come Facebook, Amazon, YouTube e ovviamente Google: «migliorata la direttiva, ma restano danni all’economia digitale», fanno sapere da Mountain View, tra i più interessati alle normative che ora cambieranno con la nuova Direttiva sul Copyright.
COSA CAMBIA CON LA NUOVA DIRETTIVA UE
Secondo quanto stabilito nella riforma molto contestata anche da Wikipedia nelle ultime ore, i contenuti prodotti da artisti e giornalisti devono essere remunerati dalle grandi piattaforme; non solo, possono esserci sanzioni per violazioni sul diritto d’autore dei contenuti da loro ospitati. Sul fronte link, con la nuova direttiva si potranno condividere liberamente qualsiasi tipo di contenuto se accompagnato però da “singole parole”: fra i contenuti protetti da copyright vi saranno da ora in avanti anche gli snippet, ovvero, il titolo e l’anteprima dei contenuti dei link. Stando all’articolo 13 della norma Copyright, «le piattaforme che ospitano e danno accesso al pubblico a una grande mole di lavori caricati dagli utenti devono, cooperando con i detentori dei diritti, prendere iniziative per assicurare il rispetto degli accordi siglati con loro per l’utilizzo dei loro contenuti o prevenirne la messa a disposizione». In poche parole, se non vengono eliminati preventivamente tali contenuti, bisognerà pagare chi ne detiene i diritti: per gli utenti non cambierà nulla mentre per gli editori e le testate potrebbero avvenire sconvolgimenti nei prossimi mesi. In particolare, gli editori di stampa acquisiscono inoltre il diritto di negoziare accordi (che restano comunque facoltativi) sui contenuti editoriali utilizzati dagli aggregatori di notizie.