I genitori di Marco Vannini hanno risposto ai legali della famiglia Ciontoli anche attraverso i microfoni de “La Vita in Diretta”. Mamma Marina ha sfogato tutta la sua rabbia, quella che la sta logorando: «Non è morto per una malattia, non è stato vittima di un incidente stradale. È stato ucciso. Poteva essere salvato». Non accetta inoltre le dichiarazioni dell’avvocato di Antonio Ciontoli, secondo cui «non va crocifisso per un errore». La mamma di Marco Vannini ha allora dichiarato: «Il dolore lo abbiamo io e mio marito, e ci accompagnerà fino alla morte. Non va crocifisso Ciontoli? Noi siamo stati crocifissi». In studio anche il papà di Marco: «Urlava, chiamava noi, ma non hanno fatto niente per salvarlo. Ora lottiamo per dargli giustizia, lo faremo fino alla fine perché merita una giustizia vera, reale». La conduttrice Francesca Fialdini chiama in causa anche l’avvocato Celestino Ignazi per chiedere conto di quanto dichiarato dai legali dei Ciontoli in conferenza stampa. «Non è stata ridotta la condanna, ma è stato ritenuto colposo l’omicidio». Il legale spiega che «il comportamento successivo al colpo ha volontariamente determinato la morte di quel povero ragazzo. Se io sparo e mi accorgo di averlo colpito, con il ragazzo che urla, come posso non pensare che morirà? Si è ritenuto che ci sia un dubbio sulla consapevolezza reale che potesse morire, ma questo signore era lì». Quindi, Antonio Ciontoli era consapevole della gravità della situazione ma non c’è la prova che avesse la certezza che sarebbe morto. «A me pare surreale. E poi si può dire che non c’era del sangue perché non è stato trovato? Quella vasca era più pulita di una di un hotel a 5 stelle». E infatti a tal proposito la mamma di Marco Vannini aggiunge: «Ma è lo stesso Ciontoli a dire che aveva tamponato la ferita. La stessa Viola dice di aver pulito con lo straccio. E poi ci sono le perizie». (agg. di Silvana Palazzo)



LA MAMMA: “VOGLIONO PRENDERCI IN GIRO”

Ospiti ieri sera della trasmissione “Chi l’ha visto?”, i genitori di Marco Vannini hanno replicato alle parole degli avvocati della famiglia Ciontoli, che in una conferenza stampa hanno spiegato le motivazioni della sentenza d’appello. «Ci hanno voluto prendere in giro, ma io non mi faccio prendere in giro», ha dichiarato mamma Marina. Tre sono i punti più controversi della relazione fornita dalla difesa per i genitori del 23enne ucciso da un colpo di pistola sparato da Antonio Ciontoli, il padre della fidanzata Martina. In primis il fatto che Ciontoli era esperto di armi, al contrario di quanto dichiarato dai suoi avvocati. «Se una persona non è esperta di armi, perché tiene due pistole in casa, le tira fuori dal borsello e le punta per scherzo a Marco?», si è domandata la conduttrice Federica Sciarelli. La conduttrice ha mostrato poi un encomio solenne che nel 2010 la Marina Militare aveva conferito ad Antonio Ciontoli, definito «sottoufficiale di rara esperienza e capacità dotato di una preparazione culturale e tecnico professionale di pregevole e comprovato profilo». Inoltre, per i legali Ciontoli non avrebbe litigato con Marco. E poi ci sono le intercettazioni che riguardano Martina: per gli avvocati non avrebbe assistito al momento dello sparo, ma sembra il contrario dalle registrazioni delle telecamere di sicurezza della caserma dei carabinieri dov’è stata interrogata. (agg. di Silvana Palazzo)



OMICIDIO MARCO VANNINI, CONFERENZA LEGALI DEI CIONTOLI

Il caso di Marco Vannini torna al centro della nuova puntata di Chi l’ha visto?, in onda questa sera su Raitre. Nella medesima giornata, i legali difensori della famiglia Ciontoli hanno indetto una conferenza alla presenza dei giornalisti per spiegare le motivazioni della sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma. Al termine del secondo grado, lo ricordiamo, Antonio Ciontoli è stato condannato a soli 5 anni di reclusione con l’accusa di omicidio colposo (contro i 14 anni per omicidio volontario del primo grado). Per gli altri familiari, compresa Martina Ciontoli, allora fidanzata di Marco, fu confermata la condanna a 3 anni di reclusione. Una sentenza che ha fatto molto discutere e che portò la famiglia della vittima – uccisa a soli 20 anni nella villetta dei Ciontoli a Ladispoli con un colpo di pistola esploso proprio dal capofamiglia ed in seguito al quale morì il 18 maggio 2015 – a diffondere il loro condiviso urlo di dolore al coro di “non in mio nome”. Oggi, dunque, presso l’Hotel San Giorgio di Civitavecchia sono intervenuti i difensori della famiglia Ciontoli, Pietro Messina e Andrea Miroli: “Siamo qui per chiarire alcuni aspetti di questa vicenda che sono stati strumentalizzati e in parte alterati da alcuni commenti fatti da televisioni e giornali”, hanno spiegato, come riporta Fanpage.it.



“NON POSSIAMO CROCIFIGGERE UNA PERSONA PER UN ERRORE”

“Stroncare una vita a 20 anni è terribile e siamo solidali con la famiglia di Marco Vannini”, hanno spiegato i difensori dei Ciontoli nel corso della conferenza stampa di oggi. Nonostante il “danno irreversibile” vissuto dalla famiglia della giovane vittima, gli stessi hanno però tenuto a ribadire come “una tragedia simile l’hanno vissuta e continuano a viverla anche i Ciontoli, proprio per i legami che c’erano con Marco”. Quindi hanno spiegato che, a detta della Corte d’Appello, nessuno dei Ciontoli abbia mai voluto la morte del ragazzo: “Questa è la sintesi della corte d’appello: nessuno ha potuto dimostrare la volontarietà”. A loro detta, la sentenza ha fatto piena giustizia, aggiungendo “Certamente la colpa è grave, la sciagura è di un’entità indicibile ma non possiamo crocifiggere una persona per un errore”. Sempre nel corso della conferenza stampa – spiega l’agenzia Dire – i difensori della famiglia Ciontoli hanno ripercorso tutti gli aspetti oggetto del processo di secondo grado, a partire da chi ci fosse in bagno quando fu esploso il colpo di pistola: “Un dato inequivocabile acquisito in sede probatoria è che nel bagno fossero presenti solo Antonio Ciontoli e Marco”. Non ci sarebbe inoltre stato mai alcun accordo tra i familiari dei Ciontoli sulla versione da fornire. Smentita anche la quantità di sangue persa da Marco Vannini, a detta dell’avvocato Miroli pari a quella “di quando uno si fa la barba” e non ai presunti due litri.

RICORSO IN CASSAZIONE PER I CIONTOLI, MA NON PER ANTONIO

La conferenza stampa indetta oggi dai legali dei Ciontoli, oltre a ripercorrere le maggiori tappe della vicenda legata alla morte drammatica di Marco Vannini, ribadendo la strategia difensiva e le responsabilità dei propri assistiti, è servita anche a spiegare quali saranno le future mosse. La stessa difesa, come spiega l’agenzia di stampa Dire, ha annunciato il ricorso in Cassazione ma non per Antonio Ciontoli, bensì per gli altri tre condannati a tre anni, ovvero i fratelli Martina e Federico e la madre (e moglie di Antonio) Maria Pezzillo. “Faremo ricorso in Cassazione per gli altri imputati”, hanno spiegato, ma intanto valutano la situazione. Il capofamiglia al termine del secondo grado si è visto ridurre ampiamente la condanna poichè l’accusa a suo carico è stata derubricata da omicidio volontario a omicidio colposo con colpa cosciente. “La differenza tra dolo eventuale e colpa cosciente è una sofisticata differenza giuridica, quasi incomprensibile per chi non è giurista”, ha commentato l’avvocato Miroli, confermando il ricorso in Cassazione per i familiari ma restando sul vago per quanto concerne il capofamiglia, nonché autore dello sparo che uccise Marco Vannini: “per Antonio Ciontoli dobbiamo valutare”, ha chiosato.