Roberto Formigoni non potrà godere degli arresti domiciliari e resta in carcere: la Corte d’Appello non ammette repliche e sancisce che l’ex Governatore di Regione Lombardia dovrà scontare tutti i quasi 6 anni di galera inflitti in Cassazione per corruzione sul caso Maugeri-San Raffaele. La Corte di Milano ha dunque respinto la richiesta avanzata dalla difesa di Formigoni che dichiarava l’inefficacia dell’ordine di carcerazione “duro” del procuratore generale Antonio Lamanna, che sfruttò l’effetto della retroattività della Legge Spazzacorrotti. Secondo i legali del Celeste, dopo la sentenza passata in giudicato l’ex governatore «aveva il diritto di chiedere, entro 30 giorni la detenzione domiciliare in ragione del fatto che è ultrasettantenne». Secondo però la quarta Corte d’Appello di Milano «l’ordine di carcerazione è stato (…) legittimamente eseguito» e perciò ora dovrà rimanere in carcere a Bollate al I Reparto dove si trovano detenuti in età avanzata e anche personaggi di casi che hanno avuto particolare clamore mediatico (Stasi e Boettcher su tutti, ndr).



E IL PG LO “UMILIA” PURE

Niente misure alternative al carcere ma l’intera pena per effetto di quella legge che tanto fa discutere perché agisce con retroattività sulle pene per corruzione che di fatto identifica un condannato alla stessa stregua di un mafioso o di uno stradista. Il forte dubbio è che contro Formigoni si sia svolta una serie di “vendetta sociale” per i tanti anni di alta mediacità di uno dei politici più influenti (e capaci) degli ultimi vent’anni. Secondo quanto riportato da Luca Fazzo sul Giornale, oltre a negare i domiciliari all’ex Governatore (scelta legittima della Corte) il procuratore generale di Milano lo avrebbe addirittura “umiliato” durante la sua proposizione. Nel difendere davanti all’Appello la legittimità di quell’arresto, Lamanna avrebbe detto che ovviamente era tutto regolare e che «i sono carceri e carceri. C’è chi viene mandato a Opera o a Busto Arsizio, dove le celle sono strettissime. E c’è chi invece viene mandato a Bollate, un carcere a cinque stelle, celle aperte tutto il giorno, laboratorio di pasticceria, laboratorio di pelletteria, non sembra neanche un carcere». Insomma, Formigoni non si dovrebbe neanche troppo lamentare (cosa che tra l’altro non ha mai fatto, né prima né dopo la dura condanna, ndr) visto lo status di ottimo carcere a Bollate. È pur sempre un carcere però e non dovrebbe essere il criterio del “è in un buon posto” la legittimità o meno di un arresto. O almeno, “dovrebbe”…

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