La difesa della famiglia Ciontoli, gli avvocati Andrea Miroli e Pietro Messina, ha ampiamente annunciato di voler presentare ricorso in Cassazione. Il loro intento è chiedere l’assoluzione per i due figli di Antonio Ciontoli, Federico e Martina, e per la moglie Maria Pezzillo. Tutti, infatti, quella maledetta sera in cui Marco Vannini fu ucciso, si affidarono ciecamente al capofamiglia Antonio in merito ai soccorsi al giovane 20enne che, è stato appurato, giunsero ampiamente in ritardo. I tre furono condannati in Appello a tre anni, mentre Antonio a 5 in seguito al reato derubricato. Mentre i legali valutano il ricorso in Cassazione anche per quest’ultimo, spiega Civonline.it, gli aspetti al vaglio della difesa sarebbero due ma non sono state fornite ulteriori indicazioni in merito. “Dobbiamo valutare questa possibilità perché sicuramente la sentenza di appello ha accolto tutte le argomentazioni inserite nel nostro ricorso. Bisognerà dunque valutare se le argomentazioni del giudice d’appello presentano delle censure”, ha fatto sapere l’avvocato Miroli. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
MARCO VANNINI, IL CASO OGGI A QUARTO GRADO
La morte di Marco Vannini continua ad essere al centro dell’attenzione mediatica ed anche oggi la trasmissione Quarto Grado riserverà un’ampia parentesi al caso, con le ultime novità. L’accento sarà posto in particolare sulla figura di Antonio Ciontoli, padre della fidanzata del 20enne ucciso, Martina, e condannato in Appello ad appena 5 anni di reclusione. Una condanna ampiamente differente rispetto a quella giunta al termine del primo grado quando al Ciontoli furono dati 14 anni di reclusione. In Appello, tuttavia, l’accusa è stata derubricata da omicidio volontario a omicidio colposo con colpa cosciente. La difesa dei Ciontoli, nei giorni scorsi ha ritenuto necessario convocare una conferenza stampa per motivare le motivazioni della controversa sentenza che continua ancora a fare molto discutere in quanto appare come uno “schiaffo” ai familiari della vittima, morta ad appena 20 anni il 18 maggio 2015 a causa di un colpo di pistola esploso proprio da Antonio Ciontoli. In quella circostanza, la difesa rappresentata dagli avvocati Pietro Messina e Andrea Miroli, ha ripercorso tutti i punti della sentenza, con le accuse mosse nel corso del processo al capofamiglia in particolare ed al resto dei Ciontoli, condannati a 3 anni di reclusione.
MARCO VANNINI, CIONTOLI VERSO LA CASSAZIONE
I legali della famiglia Ciontoli hanno annunciato di voler fare ricorso in Cassazione contro la sentenza d’Appello sull’omicidio di Marco Vannini. Mentre in merito al capofamiglia sono rimasti sul vago, l’intenzione principale è soprattutto quella di presentare ricorso in Cassazione per gli altri imputati, ovvero i fratelli Martina e Federico e la madre (e moglie di Antonio) Maria Pezzillo. In vista della Cassazione, però, Roberta Bruzzone, nota criminologa, tra le pagine del settimanale Giallo ha detto la sulla terribile vicenda, asserendo: “Ritengo che ci sia spazio in Cassazione per ottenere l’annullamento con rinvio e nuovo processo”. Ad auspicare nell’annullamento della sentenza, definita a gran voce “vergognosa” sono in primo luogo i genitori di Marco Vannini, ai quali la criminologa con le sue parole ha ridato un barlume di speranza. “La vita di Marco non vale cinque anni di carcere”, ha sempre sostenuto con forza mamma Marina che, nelle passate settimane, alla trasmissione Chi l’ha visto aveva affermato: “Le indagini ripartano da zero, lo chiederò al ministro Bonafede. Il ministro della Giustizia mi ha chiamato invitandomi in Parlamento, colloquio che avverrà entro due settimane. Non vedo l’ora di dirgli di persona cosa penso delle attività investigative svolte sulla morte di mio figlio. E cosa penso del processo in generale: uno scandalo”.
DOCUMENTO SMENTISCE ANTONIO CIONTOLI?
Mentre restano ancora numerosi i lati oscuri dietro la tragica morte di Marco Vannini, l’attenzione resta ancora alta sulla figura di Antonio Ciontoli. L’uomo ha sempre asserito di non aver esploso il colpo di pistola volontariamente – come sostenuto anche in Appello – e dalla perizia balistica era emerso che l’arma usata aveva un difetto, smentendo dunque il colpo accidentale. Ma è possibile, dunque, che la difesa dell’uomo continui a sostenere che l’imputato non si sia accorto della gravità della situazione e del rischio che il 20enne correva colpendolo con un proiettile? Inoltre, come potrebbe apparire credibile la possibilità che l’uomo, esperto di armi, abbia sparato per sbaglio? Sono queste le domande che i genitori di Marco continuano a porsi e a smentire ora la versione di Ciontoli è stato anche un documento inedito diffuso da Chi l’ha visto relativo all’encomio che Antonio Ciontoli avrebbe ricevuto dalla Marina Militare: “Sottufficiale dotato di preparazione tecnico – professionale di pregevole e comprovato profilo”. Eppure i suoi legali insistono: “Ciontoli non era un esperto di armi”.