Nuove indagini sull’omicidio di Noemi Durini: Lucio Marzo aveva dei complici? Sono stati disposti degli accertamenti tecnici irripetibili sui genitori del ragazzo che è stato condannato a 18 anni e 8 mesi di carcere per aver ucciso la studentessa di Specchia. Nei mesi scorsi infatti il gip Vincenzo Brancato ha accolto l’istanza di opposizione all’archiviazione dei genitori della 16enne di Specchia, convinti che l’ex fidanzato non possa aver fatto tutto da solo. E quindi sono state disposte nuove indagini per quattro mesi al pm Donatina Buffelli che invece aveva chiesto l’archiviazione. Biagio Marzo e Rocchetta Rizzelli sono stati convocati nella caserma di Roma, ma non si sono presentati, e così anche i loro legali. «Non abbiamo ritenuto opportuno la presenza di un nostro consulente e dubitiamo che l’ accertamento possa portare a rilievi interessanti», ha dichiarato l’avvocato Luigi Piccinni a La Vita in Diretta. Sotto la lente d’ingrandimento gli abiti indossati da Noemi Durini e i massi con cui è stato coperto il suo corpo.
NOEMI DURINI, LUCIO MARZO È STATO AIUTATO?
«Spero che questi punti oscuri vengano chiariti perché mia figlia merita tutta la verità. Deve riposare finalmente in pace. Noi stiamo vivendo un ergastolo di dolore e solitudine», ha dichiarato Umberto Durini, il papà di Noemi, a La Vita in Diretta. Mancano, ad esempio, la maglia insanguinata e il coltello con cui Lucio Marzo ha colpito Noemi. «È difficile credere che abbia un’amnesia su quella circostanza, visto che sul resto è preciso. Questo è un passaggio che va messo in relazione ad altre dichiarazioni sul padre. Questo aspetto non torna e continua a non tornare», ha dichiarato la criminologa Roberta Bruzzone. «In una delle ultime versioni fornite Lucio attribuisce al padre l’attività successiva all’aggressione, sostiene che sia tornato da solo e abbia provveduto al seppellimento di Noemi, che però era ancora viva, come è emerso. Non lo raccontiamo noi, lo ha raccontato il figlio», ha proseguito la consulente.