Una “classica” storia da Pomeriggio 5 con un “pizzico” in più di denuncia sociale che analizza un’“abitudine” purtroppo largamente diffusa in molte periferie d’Italia, specie al centro-sud: 14 famiglie a Terzigno (Napoli) rischiano di essere sbattute fuori di casa per un provvedimento del tribunale che stabilisce come le palazzine in cui vivono da oltre vent’anni in realtà sono case abusive. Il programma di Barbara D’Urso oggi si è occupato del caso, intervistando le tante famiglie disperate perché entro 40 giorni – c’è scritto nell’ordinanza da poco ricevuta a tutti i 14 appartamenti – dovranno abbandonare la loro casa: stavolta però dietro al caso scandaloso non vi troviamo degli sfrenati padroni di casa che prima tentano di frodare il fisco e poi vengono “pizzicati”, bensì delle povere famiglie che sono state “tranquillamente” truffate ancora non si sa bene da chi.
IL MISTERO SULLE BANCHE
Tra le tante, si odono le grida della signora Gina che a 85 anni si trova con i mano un pugno di mosche: «non ho più nulla, l’ho acquistata 23 anni fa e ora me la vogliono demolire. Ma io dove vado??! O mi date una casa o da qui io non mi muovo». La D’Urso rilancia allora ai tanti collegati completamente disperati per la truffa subita e la conseguente (corretta e giusta) ordinanza di demolizione delle case abusive: «Noi dobbiamo fare qualcosa, non esiste che la signora e tutti gli altri vengano sbattuti fuori casa. Dobbiamo pure poter fare qualcosa», spiega la conduttrice di Pomeriggio 5. Il documento della concessione edilizia del Comune è tutto falso «noi abbiamo sempre pagato tutto con mutui regolari, ma ora chi ci tutela?». Entro 40 giorni devono uscire di casa perché quelle strutture andranno demolite: il costruttore è sparito nel nulla e quando viene contattato dalla collega di Pomeriggio 5, risponde «All’epoca era stato chiesto condono ma non l’hanno concesso..». In tutto questo, resta anche il mistero della banca che non si è mai accorta dell’abusivismo di quelle case: chiunque abbia mai acceso in mutuo sa bene quanto controlli e quanti documenti richiedono le banche prima di erogare i soldi, dunque resta da capite chi e quali documenti abbiano presentato in fase di rogito più di 20 anni fa. Il caso, evidentemente, non si chiude qui e nei prossimi giorni verranno provate tutte le strade per “convincere” il comune di Terzigno nel prendere decisioni che non condannino la vita di 14 famiglie.