Era la vicina gentile, quella che aiutava sempre e che nei momenti di difficoltà e nel pieno della malattia faceva quello che la famiglia non poteva più fare data la scomparsa di tutti i parenti più stretti: invece per oltre 23 anni dopo la morte del pensionato vicino di casa, lei continuava ad incassare e percepire la pensione del suo amico morto in casa nel 1994. L’incredibile storia arriva da Varese, raccontata dal Corriere della Sera questa mattina, con la truffa scoperta dall’Inail solo qualche settimana fa: il vicino di casa malato e senza più familiari aveva chiesto aiuto alla vicina oggi 70enne che per diverso tempo si è occupata di lui con amorevole cura e instancabile dedizione. Per questo motivo la donna aveva ottenuto la delega ad operare dal suo conto corrente: andava a ritirare la pensione per suo conto e si occupava del vicino nei vari bisogni di assistenza quotidiana. Peccato che però, dopo la morte nel 1994, la vicina “gentile” ha continuato a percepire la sua pensione e la sua rendita Inail per 23 anni, senza mai comunicarne la morte. Nel gennaio 2018, preoccupata di essere scoperta, la donna aveva comunicato all’Inail la morte dell’uomo; peccato però che gli ispettori “nasando” la possibile truffa (l’uomo infatti avrebbe avuto 103 anni ormai) ha provato a compiere le varie verifiche scoprendo l’operazione illegale.
LA MAXI TRUFFA DELLA 70ENNE “GENTILE”
Come riporta il Corriere della Sera, dagli accertamenti svolti dagli investigatori è emerso «come la donna abbia sistematicamente incassato e speso gli oltre 370mila euro incassati a nome del defunto»: a questo punto, per decisione della stessa GdF assieme all’Inail, il recupero del denaro truffato verrà sottratta una cospicua somma dalla pensione di reversibilità della donna oggi 70enne ogni mese. Le indagini e l’eventuale processo, dovranno nei prossimi mesi fornire piena chiarezza sull’accaduto per capire anche come possa esser stato possibile una mancata comunicazione per così tanto tempo da parte degli organi competenti. I colleghi del CorSera provano ad avanzare una modalità di spiegazione secondo cui, alla base dell’assurdo caso vicino a Varese, vi sarebbe una sorta di difetto di comunicazione tra il Comune di residenza e gli Enti pagatori, all’oscuro dell’avvenuto decesso del beneficiario.