Due giorni dopo il terribile incidente di Porto Recanati in cui due coniugi hanno perso la vita, con i loro bambini gravemente feriti, parla Assia, la moglie del marocchino Marouane Farah autore della strage: «Quei bambini potevano essere i miei figli – le parole della donna riportate dai microfoni del quotidiano Il Resto del Carlino – mi dispiace così tanto per quella famiglia. Vorrei sapere come stanno, vorrei scusarmi, vorrei poter fare qualcosa. Ma c’è tanta cattiveria e io ho paura di quello che può succedere, ho paura per i miei bambini che non sanno ancora niente e non hanno colpa». La donna, una trentenne che da anni risiede in Italia e che lavora per una società di catering per mantenere i suoi quattro figli, parla in lacrime, distrutta: «Di mio marito non voglio sapere più nulla». Un rapporto difficile quello fra Assia e Marouane, come testimoniato anche da quanto accaduto poco prima dei tragici fatti di sabato scorso: «Mio marito – racconta la ragazza – quella sera doveva venirmi a prendere. Lo avevo sentito poco prima, ma al posto dell’appuntamento non c’era, così mi hanno dato un passaggio le colleghe. Poi mi ha chiamato la polizia. All’inizio avevo capito che erano morti i miei figli e ho iniziato a piangere, poi mi hanno spiegato che erano morte altre due persone e che i loro figli erano in ospedale, e io ho continuato a piangere e a star male pensando a loro: è una cosa orribile quella che gli è successa».
INCIDENTE PORTO RECANATE: PARLA LA MOGLIE DI FARAH
Assia e la sua famiglia sono stati tempestati di insulti e di minacce in queste ultime ore, con il popolo del web che ha riversato la propria rabbia sui social dopo aver appreso la notizia, ormai virale. Ma Assia è solamente un’altra vittima di questa tragedia. Farah era già stato arrestato per droga ad aprile ed aveva l’obbligo di firma: «Quella storia era su tutti i giornali – racconta la moglie – ma dopo aveva ripreso il lavoro, io sapevo che pensava alla fabbrica e alla famiglia, e sabato sera lo aspettavo. Non sapevo nulla di questo. È orribile». Ora Assia non ne vuole più sapere del proprio compagno, che intanto si trova piantonato all’ospedale di Civitanova, in attesa di finire in carcere: «Non voglio saperne nulla. Invece ho pensato di andare in ospedale dove sono ricoverati i bambini, magari per parlare con i nonni, perchiedere loro scusa, per dirgli che sono con loro, che capisco il loro dolore perché anche io sono mamma e poteva succedere anche a me, a chiunque, quello che è capitato a loro. Ma mi hanno detto che era meglio non farlo». Assia ha paura che qualcuno possa fare male ai suoi figli: «C’è tanta cattiveria e ho paura. Mi avevano detto anche di non mandare i bambini a scuola, ma loro devono continuare con la vita di tutti i giorni. Qualcuno dice che ai bambini potrebbe succedere qualcosa, ma loro non c’entrano».