Con la decisione della Corte d’Appello di Palermo, che ieri ha annullato l’ergastolo a Gianni Melluso detto “il bello”, assolvendolo dalle accuse di omicidio di Sabine Maccarrone, un altro femminicidio resterà impunito. Neppure lui si aspettava l’assoluzione e proprio per questo, come spiega Corriere.it, aveva preferito non assistere alla sentenza in tribunale. Ed invece proprio dal carcere di Pagliarelli, a Palermo, dove era detenuto, ieri è uscito con addosso una tuta blu e due sacchi di plastica in mano. Per il delitto della 39enne però, resta in carcere Giuseppe D’Assaro, pregiudicato di Mazara e che lo stesso Melluso aveva indicato agli inquirenti come il possibile autore dell’omicidio della donna italo-svizzera. Il bello agli inquirenti confermò di avere avuto una relazione con la vittima ma nessuna ragione per ucciderla. Dopo il suo arresto, però, D’Assaro si vendicò dicendo sì di essere stato lui ad uccidere la donna ma su mandato proprio di Gianni il bello. Questo diede il via al processo di primo grado che condannò Melluso all’ergastolo, sentenza poi ribaltata in Appello. Per il delitto Maccarrone, dunque, resta in carcere solo un uomo, D’Assaro appunto, condannato a 30 anni. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



SABINE MACCARRONE, ASSOLTO MELLUSO

La Corte d’assise di Palermo ha annullato la condanna in primo grado all’ergastolo per Gianni Melluso, detto “Gianni il bello”, scagionato così dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio della 39enne svizzera Sabine Maccarrone, trovata morta il 16 aprile 2007 dentro un pozzo artesiano a Mazara del Vallo (Trapani). Come riportato da Il Messaggero, i giudici hanno disposto la scarcerazione dell’ex collaboratore di giustizia nonché grande accusatore di Enzo Tortora, detenuto fino ad oggi al Pagliarelli di Palermo. L’inchiesta su Gianni il bello iniziò dopo che una testimone raccontò in tv che Melluso, che con Sabine aveva una relazione, andava dicendo in giro che la donna era tornata dai suoi genitori nelle Marche, e che era stato lui stesso a pagarle il biglietto: bugie che secondo gli inquirenti avrebbero nascosto una drammatica quanto inquietante verità. Ad inchiodare Melluso, almeno nel processo di primo grado, furono le parole di Giuseppe D’Assaro, proprietario del terreno dove fu occultato il cadavere nonché suo ex compagno di carcere:”Mi disse di ammazzarla. Melluso non mi spiegò però le ragioni ed io non feci domande. In questi casi è meglio non farle. In quel periodo volevano ammazzarmi. Avevo bisogno di un appartamento in cui andare a stare. Melluso mi disse che mi avrebbe regalato un’abitazione di proprietà del fratello”. (agg. di Dario D’Angelo)



GIANNI IL BELLO TORNA LIBERO

Colpo di scena al termine del processo d’Appello per l’omicidio della donna svizzera 39enne, Sabine Maccarrone, avvenuto il 16 aprile 2017. Gianni Melluso, l’uomo 61enne detto “Gianni il bello”, nonché uno dei maggiori accusatori di Enzo Tortora, condannato all’ergastolo in primo grado per il delitto della donna, è stato assolto oggi dalla corte d’Assise d’Appello di Palermo e potrà dunque tornare in libertà. I giudici del secondo grado hanno infatti disposto la sua scarcerazione. A darne notizia è il portale La Sicilia che rammenta i fatti avvenuti quasi 12 anni fa, quando la 39enne svizzera fu trovata senza vita in un pozzo artesiano a Mazara del Vallo, nel Trapanese. Il 29 maggio 2015 era giunta a carico di Gianni il bello la sentenza di primo grado che lo condannò al carcere a vita, ma lui aveva così commentato: “Sono stato un rapinatore di banche perché mi piace la bella vita, ma non ho mai ucciso nessuno”. Al momento della condanna, Melluso era già in carcere dopo una precedente condanna a 8 anni – poi ridotta in Appello a 5 – per un giro di squillo straniere che lo stesso aveva organizzato a Sciacca, suo paese di origine, insieme alla moglie ed a due altri complici. In merito al delitto di Mazara, il suo nome era stato tirato in ballo dal pregiudicato del posto Giuseppe D’Assero, con il quale aveva trascorso un periodo in carcere a Catania.



DONNA UCCISA, GIANNI IL BELLO TORNA LIBERO: ANNULLATO ERGASTOLO

Sabine Maccarrone, italo-svizzera 39enne originaria di San Benedetto del Tronto, lavorava in un bar a Sciacca quando fece perdere misteriosamente le sue tracce. A denunciare la sua sparizione furono i genitori. La donna era legata sentimentalmente proprio al pregiudicato mazarese Giuseppe D’Assero e per tale ragione inizialmente i sospetti si concentrarono su di lui. Melluso era anfora in carcere in regime di semi libertà ed era amico di Sabine. Dopo essere rimasto irreperibile per qualche tempo, D’Assero confessò di aver ucciso lui la compagna “su incarico di Melluso”. Gianni il bello nel medesimo periodo, ascoltato dalla trasmissione Chi l’ha visto aveva persino ipotizzato un presunto collegamento con la sparizione della piccola Denise Pipitone in quanto D’Assero è l’ex marito di Rosalba Pulizzi, sorella del padre naturale della bimba scomparsa da settembre 2004. La Procura di Marsala aveva sempre creduto che Gianni il bello fosse il mandante del delitto e per questo aveva richiesto in primo grado la condanna all’ergastolo. D’Assero fu invece condannato a 30 anni con l’accusa di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio.