Per i giudici del secondo grado chiamati ad esprimersi sull’omicidio di Marco Vannini, “Ciontoli ha consapevolmente e reiteratamente evitato l’attivazione di immediati soccorsi per evitare conseguenze dannose in ambito lavorativo”. Questo è solo uno dei passaggi-chiave contenuti nelle motivazioni della sentenza d’Appello depositate nei giorni scorsi. Per i giudici romani, inoltre, Antonio Ciontoli esplose “colposamente” il colpo di pistola che portò poi alla morte del giovane bagnino ventenne di Cerveteri. Nonostante questo, nella sentenza viene ribadito anche come la condotta del capofamiglia dei Ciontoli, padre dell’allora fidanzata della vittima, appaia “estremamente riprovevole sotto il profilo etico”. Eppure, al di là della sua condotta, non è possibile definire un fatto colposo, doloso. Per la morte di Marco Vannini, ricordiamolo, la Corte d’Assise d’Appello ha deciso di condannare Antonio Ciontoli a 5 anni di reclusione per la sola accusa di omicidio colposo. Un verdetto che indignò particolarmente non solo la famiglia della vittima (la madre urlò in aula tutto il suo sdegno al momento della lettura della sentenza) ma anche l’opinione pubblica che ha aderito al coro di “non in mio nome” partito dai genitori di Marco.
MARCO VANNINI, MOTIVAZIONI SENTENZA APPELLO: PARLA L’AVVOCATO BOCCIOLINI
Sulle motivazioni della sentenza d’Appello per l’omicidio di Marco Vannini, si è espresso oggi anche l’avvocato Daniele Bocciolini, intervenendo alla trasmissione UnoMattina, sulla prima rete pubblica. Il legale ha ricordato come alla pena di 5 anni si sia arrivati in seguito alla riqualificazione del reato, da omicidio doloso a colposo. In primo grado Ciontoli fu condannato a 16 anni per omicidio volontario, pena comunque all’epoca ritenuta fin troppo lieve. “Da dolo eventuale si è passati alla colpa cosciente, quindi è stato ritenuto un omicidio colposo”, ha spiegato Bocciolini. Dunque, nel secondo grado si è notevolmente abbassata la pena poichè “si è ritenuto che Ciontoli non avesse le condizioni per poter accettare in concreto l’evento morte del povero Marco Vannini”. Quindi, per i giudici, nonostante i ritardi nel chiamare i soccorsi alla fine li avrebbe comunque chiamati, da qui la riqualificazione in omicidio colposo. Una sentenza che ha però suscitato molte perplessità poichè “mentre negli altri ordinamenti si guarda al fatto, quindi all’omicidio, nel nostro ordinamento passare dal dolo eventuale – che è il grado più basso del dolo e quindi della volontà di uccidere – al grado più alto il livello di pena cambia notevolmente”, ha chiosato l’avvocato Bocciolini.