Due uomini che incontrarono Pamela Mastropietro in fuga dalla comunità Pars ed ebbero rapporti sessuali con lei sono indagati per violenza sessuale. Si tratta di un uomo di Mogliano e un tassista di origini argentine residente a Macerata. È emerso nel processo a Innocent Oseghale per l’omicidio della 18enne romana, commesso il 30 gennaio dell’anno scorso. Il moglianese fu il primo a incontrare la ragazza. In cambio di un rapporto, le avrebbe dato qualche decina di euro e due preservativi, prima di lasciarla alla stazione di Corridonia, come riportato dal Resto del Carlino. In treno, Pamela arrivò poi a Macerata. Fuori dalla stazione incontrò il tassista argentino. Accettò la sua ospitalità perché non c’erano più treni in partenza per Roma. I due cenarono insieme ed ebbero un rapporto sessuale. Il giorno successivo lui la riportò in stazione, ma era troppo tardi: il treno era già partito. Quindi Pamela si mise in cerca della dose di eroina, incontrò Oseghale e non torno più a casa… Quando si diffuse la notizia della fuga della 18enne e del suo atroce omicidio, né il moglianese né il tassista hanno contattato i carabinieri. La novità è emersa perché entrambi sono stati citati come testimoni, quindi il procuratore capo Giovanni Giorgio e il sostituto Stefania Ciccioli hanno fatto presente alla corte d’assise che entrambi sono indagati formalmente per violenza sessuale ai danni di Pamela Mstropietro. (agg. di Silvana Palazzo)
“PAMELA MASTROPIETRO FATTA A PEZZI MENTRE ERA VIVA”
Emergono particolari orribili dal processo a Innocent Oseghale sull’omicidio di Pamela Mastropietro, la ragazza uccisa in circostanze ancora non chiare da un gruppo di spacciatori da cui si era recata dopo essere fuggita da una comunità di recupero per tossicodipendenti. A parlare in queste ore è il supertestimone nonché pentito Vincenzo Marino che si è trovato in cella proprio con Oseghale e da cui avrebbe saputo questi particolari terribili. Ha infatti detto oggi in tribunale che il nigeriano cominciò a farne a pezzi il corpo (fu ritrovata così, in due valigie) ma si accorse che era ancora viva: “Oseghale iniziò a fare a pezzi Pamela cominciando con un piede. Si accorse che era ancora viva e allora le diede un’altra coltellata”. Pamela e Oseghale si incontrarono ai giardini Diaz di Macerata appena arrivata, gli chiese dell’eroina, ma lui le disse che aveva solo marijuana ma che avrebbe potuto aiutarla. A quel punto il nigeriano chiamò un altro spacciatore, Desmond Lucky, mentre lei pagava con una collana avuta in regalo dalla madre. Andarono a comprare una siringa e poi a casa del nigeriano, Oseghale, Desmond Lucky e la ragazza per consumare un rapporto a tre perché Desmond Lucky e Oseghale volevano stare con la ragazza” ha detto ancora Marino.
LE DUE VERSIONI
A quel punto Pamela si era iniettata l’eroina, ma quando Desmond cercò di molestarla lo respinse, al che il nigeriano la colpì con uno schiaffo facendola svenire. “Desmond Lucky se ne andò, Oseghale tentò di rianimarla con acqua sulla faccia per farla riprendere, lei si riprese. Oseghale l’ha spogliata, era sveglia ma aveva gli occhi girati all’insù e hanno avuto un rapporto sessuale completo”. A quel punto Pamela fece per andarsene, doveva prendere il treno per Roma e minacciò di denunciare Oseghala se non l’avesse fatta uscire. La situazione degenerò, racconta sempre il pentito: ci fu una colluttazione e quindi Oseghale la colpì con una coltellata al fegato. Cominciò a farla a pezzi ma lei era ancora viva, allora la colpì di nuovo: “Mi raccontò che dopo averla fatta a pezzi l’aveva lavata con la varechina perché così non si sarebbe saputo se era morta di overdose o assassinata; disse che aveva un sacco in frigo dove mettere i pezzi, ma che non ci andavano e che l’ha dovuta tagliare e l’ha messa in due valigie”. C’è però un altro pentito che ha detto che Oseghale ha ammesso di averla fatta a pezzi ma di non averla uccisa. Secondo questo racconto Pamela sarebbe morta per overdose e lui, preso dal panico, decise di farla sparire facendola a pezzi per paura di essere incolpato.