«Come promesso, dopo anni di chiacchiere degli altri, noi passiamo dalle parole ai fatti»: così Matteo Salvini sui social commenta lo sgombero della tendopoli di San Ferdinando. Il ministro dell’Interno ha aggiunto: «Dopo Cona e Bagnoli in Veneto, Castelnuovo di Porto nel Lazio, dopo il blitz a Borgo Mezzanone in Puglia, dopo l’inizio dei trasferimenti a Mineo in Sicilia, oggi sgombero della tendopoli di San Ferdinando in Calabria. Felice di mantenere con gli italiani l’impegno di CHIUDERE i megacentri, sottraendoli a mafie e criminalità, distribuendo gli immigrati in strutture più piccole, controllabili, con taglio dei costi e aumento della trasparenza. C’è chi chiacchiera, c’è chi fa». Non mancano le polemiche, con Gad Lerner che mette nel mirino il capo del Viminale: «I braccianti di #Rosarno sgomberati oggi dalla tendopoli di San Ferdinando sono vittime di una doppia ingiustizia sociale, pagata anche con il sacrificio della vita, come nel caso di Soumaila Sacko: sfruttamento e negazione di alloggi dignitosi. Cioè razzismo per convenienza». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
MIGRANTI TRASFERITI NELLA TENDOPOLI DI FRONTE
E’ iniziato stamane lo sgombero della nota baraccopoli di San Ferdinando, sita nei pressi della piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria. Almeno 600 agenti delle forze dell’ordine si sono presentati sin dalle prime luci dell’alba per abbattere quelle baracche che negli scorsi mesi sono state anche teatro di morte, leggasi il migrante ucciso dopo un rogo lo scorso sedici febbraio, susseguito ad un’altra vittima sempre a seguito di un incendio, risalente ai primi giorni di dicembre 2018. Erano in 1.600 ad occupare le baracche di San Ferdinando, ma questa mattina erano rimasti in pochi, consci dell’imminente sgombero, con la maggior parte che si era dispersa nell’area circostante la tendopoli: «In molti non si sono fatti trovare e si sono spostati nei dintorni – le parole di Peppe Marra dell’Usb – altri hanno deciso di partire per altre zone. Chi è rimasto, per lo più non ha intenzione di accettare di entrare nelle tende che la Prefettura ha messo in piedi dall’altra parte della strada o di andare nei Cas».
SAN FERDINANDO, SGOMBERO BARACCOPOLI
Nelle scorse settimane le forze dell’ordine hanno cercato di trasferire circa 600 degli oltre 1500 braccianti della baraccopoli in Cas e Sprar, ma la maggior parte di loro è tornata a San Ferdinando perchè troppo lontani dai campi dove lavorano, i cui gestori devono ancora loro dei soldi. Ydris, uno degli occupanti la baraccopoli, parla così ai microfoni di Repubblica: «Ci hanno dato troppo poco tempo, non siamo riusciti a organizzarci. Insieme ad altri senegalesi abbiamo provato a cercare casa a Rosarno, inutilmente. È normale che chiedano documenti però da noi africani pretendono conto in banca, lettera di garanzia di un italiano e un contratto regolare, ma sono proprio loro a farci lavorare a giornata o a cassetta». Numerosi i braccianti che hanno trovato riparo presso la nuova tendopoli dall’altra parte della strada, e che a breve diverrà un nuovo ghetto come San Ferdinando, innestando così un circolo vizioso che non sembra trovare la parola fine. «L’unica soluzione è garantire contratti regolari e integrazione abitativa a questi braccianti – spiega Patrik Konde della segreteria nazionale Usb – questa non è una questione di migrazione, ma di diritti del lavoro».