L’omicidio di Marco Vannini e la sentenza dei giudici della Prima Corte d’Assise d’Appello di Roma al centro della nuova puntata di Quarto Grado. Antonio Ciontoli ha preso cinque anni di reclusione in Appello, mentre gli altri componenti della famiglia, Maria, Federico e la ragazza di Marco, Martina sono stati condannati a tre anni di carcere. Una sentenza che ha scatenato il caos, soprattutto per lo sconto di pena nei confronti di Ciontoli sr, colui che ha esploso il colpo di pistola che ha ferito mortalmente Marco in quella tragica notte del maggio 2015 a Ladispoli. Le Iene hanno acceso i riflettori sulle incongruenze del fatto e hanno evidenziato un passaggio molto importante delle indagini: «“Adesso metto nei guai mio figlio”. Allora il comandante Izzo gli aprì la porta e gli dice: “Antò… tu mi devi dire una cosa! Chi è che ha esploso il colpo, tu o tuo figlio?”. “No… sono io”. “Ecco, allora, vedi di farla finita e basta…”», ha raccontato il brigadiere Manlio Amadori, un passaggio che non è stato messo a verbale e che avrebbe potuto modificare il corso delle indagini.



LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA

Mercoledì 6 marzo 2019 sono state pubblicate le motivazioni della sentenza emessa dai giudici della Corte d’Assise d’Appello lo scorso 29 gennaio 2019 e che hanno scatenato l’ira della famiglia e degli amici di Marco Vannini. Antonio Ciontoli è stato accusato di omicidio colposo e non di omicidio volontario con dolo eventuale, poiché «esplose colposamente un colpo di pistola che attinse Marco Vannini e ha consapevolmente e reiteratamente evitato l’attivazione di immediati soccorsi per evitare conseguenze dannose in ambito lavorativo». I giudici evidenziano che le azioni del Ciontoli sarebbero legate alla convinzione che Marco non fosse in pericolo di vita: «Non appare logico che Antonio Ciontoli abbia voluto accettare le conseguenze collaterali della sua condotta». E si precisa: «La condotta di Ciontoli va qualificata come sorretta da colpa cosciente, ma tuttavia vista la gravità della condotta tenuta dall’imputato, della tragicità dell’accaduto, all’assenza di significativi tratti di resipiscenza si decide il massimo della pena stabilita per l’omicidio colposo, ovvero 5 anni».



SINDACO PASCUCCI: “MOTIVAZIONI LO UCCIDONO DUE VOLTE”

Mamma Marina ha promesso di dare battaglia per ottenere giustizia e scoprire la verità sulla fine del figlio Marco, definendo la sentenza «disgustosa». Anche Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri, ha commentato: «Da Sindaco e uomo delle Istituzioni non posso che esprimere sconcerto per le motivazioni della sentenza che condanna l’assassino di Marco Vannini ad appena cinque anni di carcere. Tali motivazioni appaiono come qualcosa di incomprensibile che uccide per l’ennesima volta Marco e arreca ulteriore dolore ai suoi familiari che stanno vivendo da 4 anni una tragedia senza giustizia». Prosegue il primo cittadino: «Una sentenza che, attraverso un sillogismo tutt’altro che chiaro, arriva a giustificare Antonio Ciontoli per aver ritardato i soccorsi al povero Marco che, come dicono tutti i referti, si sarebbe salvato se soltanto qualcuno si fosse degnato di chiamare l’ambulanza in tempo. Invece il tentennamento di Ciontoli è proprio ciò che paradossalmente, stando a quanto affermano i giudici, conferma la non volontarietà del suo folle gesto».

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