Matteo Cagnoni non ha più nulla. All’indomani della deposizione dell’appello da parte della difesa dell’imputato, accusato dell’omicidio della moglie Giulia Ballestri, arriva il via libera della Corte d’assise di Ravenna, presieduta da Cecilia Calandra, con Federica Lipovscek giudice estensore (più sei popolari). Tutto il patrimonio immobiliare del dermatologo è tolto dalla sua disponibilità ed è quindi aggredibile dalla famiglia della vittima, che così potrà ottenere i 4,5 milioni di euro di risarcimenti provvisionali stabiliti con la condanna all’ergastolo del 22 giugno 2019. Di fatto Cagnoni non ha più case, ville e ambulatori. La provvisionale era immediatamente esecutiva, ma il 53enne da allora non ha dato un euro a madre, fratello e figli della donna che avrebbe ucciso con crudeltà e premeditazione, almeno per la sentenza di primo grado. Ora arriva questa novità, per la quale tutti i beni immobili di Matteo Cagnoni sono tecnicamente sotto “sequestro conservativo”, quindi lui non li può più toccare.
MATTEO CAGNONI ERGASTOLO, SEQUESTRATI BENI
La richiesta di sequestro dei beni di Matteo Cagnoni è stata presentata dall’avvocato Giovanni Scudellari, legale della famiglia di Giulia Ballestri. È stata accolta con ordinanda della Corte d’assise di Ravenna, che «ha riconosciuto la fondatezza della pretesa risarcitoria» in ragione di un «pericolo di un’insufficienza delle risorse patrimoniali dell’imputato sulle quali soddisfare le obbligazioni nascenti dal reato». Il riferimento è alle provvisionali esecutive di 500mila euro per Franco Ballestri e Rossana Marangoni, genitori della vittima, 150mila per il fratello Guido e tre milioni per i tre figli. La Corte nel provvedimento fa riferimento anche al comportamento di Matteo Cagnoni prima dell’omicidio, quando davanti all’amico notaio si spogliò di tutti i suoi averi, con «atti simulati», vendendoli o donandoli al fratello Stefano. Una spoliazione di cui Giulia apprese mesi dopo, poco prima di essere uccisa il 16 settembre 2016.