Chi ha ucciso Stefano Leo, il commesso accoltellato a Torino due settimane fa senza un apparente motivo? Proprio la parola “apparente” viene messa in dubbio dagli inquirenti, convinti che dietro quella che è apparsa un’esecuzione studiata nei dettagli, compiuta con un fendente preciso alla giugulare da “professionista”, vi sia con ogni probabilità una premeditazione. E allora bisogna indagare, scavare a fondo nella vita del giovane di Biella da poco trasferitosi a Torino, dove il 12 dicembre scorso era stato assunto presso il negozio K-way di piazza Cln. Chi aveva motivo di prendersela con un giovane descritto da tutti come tranquillo, tutto casa e lavoro, con frequentazioni scarse, come chi da poco si è trasferito in una nuova città? E il giovane alto e magro che dopo averlo sgozzato si allontana dalla scena del delitto con una falcata così ampia da sembrare quasi quella di un atleta ha ucciso su mandato di qualcuno o era in prima persona interessato ad eliminare Stefano Leo?
STEFANO LEO, AVEVA SCOPERTO QUALCOSA?
Gli inquirenti stanno tentando di indagare sul passato di Stefano Leo, cercando sul suo cellulare e sugli altri dispositivi mobili la risposta alla domanda che finora non ha trovato risposta: perché il commesso 33enne è stato ucciso se è vero, come dicono amici e familiari, che non aveva nemici? La verità potrebbe celarsi allora nella scoperta di un segreto da parte di Stefano, una verità che sarebbe dovuta restare celata e che invece non lo è stata. La madre e il patrigno di Stefano Leo, intervistati da Quarto Grado, hanno dichiarato: “Non abbiamo più avuto nessuna notizia. C’è un legale che si occupa delle relazioni della famiglia con la stampa. Potremmo dire pensieri nostri su Stefano ogni 5 minuti: questo è il momento di far lavorare gli inquirenti. Se ne riparlerà nei prossimi giorni nel caso ci siano o non ci siano delle novità”.