Ultimo, il colonnello dei carabinieri famoso per aver arrestato il capo dei capi Totò Riina nel 1993, ha detto la sua sulla vicenda riguardante la morte del povero Stefano Cucchi. Sergio De Caprio, questo il vero nome del militare dell’arma, è uscito allo scoperto dopo la lettera inviata da Giovanni Nistri, il comandante generale dei carabinieri, ai famigliari del geometra barbaramente picchiato e ucciso, e non usa parole al miele: «Piuttosto che pensare di costituirsi parte civile nel caso Cucchi – le sue parole ai microfoni dell’agenzia Ansa – a questo punto sarebbe stato forse più utile per la dignità dell’Arma dare le dimissioni, senza tanti equivoci e come segnale di discontinuità». Secondo Capitano Ultimo il caso Cucchi è stato ignorato dai carabinieri e negato: «Ora se ne accorge – aggiunge – qualcuno dirà ‘meglio tardi che mai’, invece no, è troppo tardi. E noi Carabinieri ci sentiamo parte lesa per questo ingiustificabile ritardo. Le lettere del generale Nistri non mi interessano – prosegue – non è questione di chiedere scusa. Mi interessano i fatti e i fatti sono un silenzio lunghissimo. Non lo dico io, lo dice il calendario».
CASO CUCCHI, CAPITANO ULTIMO CONTRO NISTRI
Ultimo è diventato da poche settimane il presidente del Sim Carabinieri, il primo ed unico sindacato militare: «Il sindacato dei Carabinieri – ribadisce Ultimo – è con la famiglia Cucchi e con tutte le vittime di violenza. Nessuno potrà strumentalmente allontanarci da Ilaria Cucchi e dalla sua famiglia. Siamo da sempre accanto alle vittime e per le vittime contro ogni abuso e non al servizio di altri padroni». Secondo Ultimo, comunque, non sarà il caso Cucchi a far venire meno la fiducia degli italiani nei confronti dell’arma dei carabinieri: «L’Arma è affidabile – ha aggiunto – lo dimostra l’impegno di tutti i giorni, di ogni carabiniere. E la gente lo sa. Qui la questione è un’altra ed è chiara e netta: che dopo dieci anni se ne accorga anche il vertice dell’Arma ci fa piacere, ma siamo perplessi».