Il servizio Alarm Phone prosegue nell’allarme sui migranti e pubblica un nuovo aggiornamento sempre su Twitter: «il telefono sulla barca sta esaurendo la batteria, la situazione sta diventando ancora più critica e nessun salvataggio è in vista. Quante volte dobbiamo chiedere alle autorità finché non reagiranno?». L’appello è rivolto a Malta e Italia in prima battuta, visto che i porti e la guardia costiera libiche non sono considerate sicure anche e non solo per l’attuale guerra civile in corso nel centro del Paese nordafricano. «La barca sta andando alla deriva nell’area libico-tunisina. Le autorità di Tunisia, Malta e Italia sono state informate. A Tripoli nessuno è raggiungibile, non c’è da stupirsi: c’è una guerra in corso. Chiediamo immediato lancio di operazione Sar», annunciava poche ore fa lo stesso servizio fornito dalla rete di volontari di Alarm Phone. Oltre all’aero di Sea Watch al momento non si hanno purtroppo notizie di imbarcazioni dirette verso il luogo del naufragio e il rischio di vittime in mare è sempre più verosimile ogni ora che passa.. (agg. di Niccolò Magnani)



AEREO MILITARE IN AIUTO

Nuova emergenza nel mar Mediterraneo dove un’imbarcazione, presumibilmente un gommone, con a bordo una ventina di migranti, è in seria difficoltà, e avrebbe già perso 8 persone, cadute in acqua. L’allarme è stato lanciato da Alarm Phone, linea telefonica che permette ai rifugiati di chiedere aiuto, e che ha appunto reso pubblico l’appello dei profughi in seria difficoltà. Poco fa un nuovo aggiornamento, con l’intervento da parte di un aereo della nave Sea Watch, che avrebbe individuato proprio il natante: «NOVITÀ – scrive su Twitter Alarm Phone – #Moonbird, l’aeromobile di @seawatch_intl ha stabilito contatto visivo con l’imbarcazione di legno blu, confermando che ci sono circa 20 pers. a bordo e nessun motore. Le persone a bordo dicono ad #Alarmphone che alcuni di loro verrebbero uccisi se riportati in #Libia». La stessa Sea Watch ha poi fatto sapere che un aereo militare non identificato (probabilmente europeo), ha risposto al Mayday lanciando in mare una zattera di salvataggio, chiedendo poi di contrattare la Guardia Costiera della Tunisia. «Finora – conclude Sea Watch – nessuna risposta utile da nessuna autorità #SAR». I profughi non vogliono tornare in Libia perché temono di venire uccisi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



ALARM PHONE “8 MIGRANTI DISPERSI”

Un gommone con 20 migranti a bordo si trova in difficoltà nel mar Mediterraneo, al largo delle coste libiche. La notizia, riportata in questi ultimi minuti da tutti i quotidiani nazionali, è data da Alarm Phone, la linea telefonica diretta nata nel 2014, riservata ai rifugiati in difficoltà nel Mediterraneo e che offre loro la possibilità di un secondo SOS. Stando a quanto riferito, durante la telefonata già otto persone erano finite in acqua e non vi sarebbe alcun mezzo della guardia costiera nelle vicinanze, visto anche il conflitto a fuoco in corso in questi giorni in Libia, la “guerra civile” fra il generale Haftar, pupillo di Gheddafi, e il premier al Serraj. «Abbiamo ricevuto una chiamata stamattina – scrive sul proprio Twitter Alarm Phone – intorno alle 6.00 da 20 persone, tra cui donne e bambini, in difficoltà a largo delle coste della Libia. Hanno riferito che otto persone sono cadute in mare e sono disperse. Il motore non funziona e l’imbarcazione imbarca acqua. Le autorità sono informate». L’Ong italiana Mediterranea ha chiesto che qualcuno vada a prestare soccorso immediato ai poveretti bloccati in mare, ma come ricorda Repubblica, «in assenza anche delle navi militari di Sophia, il dispositivo di aiuti in mare è praticamente inesistente».



MIGRANTI, SOS ALARM PHONE: 8 DISPERSI IN LIBIA

Pochi minuti fa un altro tweet di Alarm Phone in cui si legge: «La barca sta andando alla deriva vicino al confine libico-tunisino. Le autorità di #Tunis, #Valletta e #Rome sono state informate. A #Tripoli nessuno può essere raggiunto, niente di sorprendente visto che è in corso una guerra.
Richiediamo immediatamente un’operazione di salvataggio per il 20ppl (il nome dell’imbarcazione ndr) che sta chiedendo aiuto!!». Una situazione drammatica ma difficilmente il governo italiano interverrà, anche perché la sua linea è chiara e conosciuta a tutti: porti chiusi. Tra l’altro l’Alan Kurdi, la nave della Sea Eye con a bordo 63 migranti, non ha ancora attraccato in un porto sicuro, visto che le trattative fra il governo tedesco, che dovrebbe ospitare i profughi, e gli altri paesi europei, non sono ancora terminate.