La Guardia di Finanza definisce “tesoro del Mose” il quantitativo sequestrato dopo una complessa ricerca e indagine che da Venezia passa ai paesi off-shore: dalle tangenti di Malan fino agli imprenditori veneti, il percorso indagato dalla Procura è ingente e parte da lontano. Come riporta Sky Tg24, l’indagine coinvolge in tutto 6 persone, tra cui il commercialista di Galan e la moglie del professionista, e i due colleghi di studio del commercialista: gli altri due indagati sono i professionisti in Svizzera che avrebbero cercato di occultare il denaro illegale. La ricostruzione dei flussi di denaro legati al Mose di Venezia e riconducibili all’ex presidente della Regione Veneto Galan – stando a fonti della procura della Laguna – è partita dallo studio di un commercialista padovano, uomo di fiducia dell’ex governatore veneto: come riporta l’Ansa, dopo essere finito in carcere per una retata della GdF nel 2014, «ne era uscito riconoscendo davanti ai pm Stefano Ancillotto (che coordina anche l’inchiesta in corso) e Stefano Buccini di essere stato il prestanome di Galan per quanto riguardava il denaro probabile frutto di tangenti».



IL “TESORO” DI GALAN

Questa mattina la Polizia Economico-Finanziaria di Venezia ha posto sotto sequestro 12,3 milioni di euro nell’ambito dell’indagine per riciclaggio internazionale ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria, riguardante il reinvestimento all’estero delle tangenti incassate dall’ex presidente del Veneto, Giancarlo Galan sul caso del Mose. La nuova indagine coinvolge 6 persone e sarebbero coinvolti anche due commercialisti di Padova col ruolo di prestanome: secondo i finanzieri e il Gip hanno allargato i cordoni delle indagini a partire da Galan fino ad altri imprenditori veneti grazie all’esecuzione di una rogatoria in Svizzera. In sostanza, i fondi “neri” che provengono dalle tangenti per il Mose sarebbero rientrati nelle disponibilità degli imprenditori indagati che le avrebbero poi re-investite per effettuare investimenti di natura immobiliare con case e attici di lusso a Dubai e in molti fabbricati industriali sempre nel Veneto.



MOSE VENEZIA, TRA TANGENTI E SEQUESTRI

Come riporta l’ordinanza del Gip riportata da RaiNews, «I sequestri della Guardia di Finanza nell’indagine sul presunto riciclaggio delle tangenti sul Mose sono in corso di esecuzione, e riguardano denaro depositato presso banche venete, due imprese e quote di società e 14 immobili in Veneto e Sardegna»: secondo quanto riportato dall’accusa, proprio tramite la rogatoria in Svizzera si sarebbe scoperto il “ricorso” a società in Paesi off-shore per poter utilizzare su larga scala agli imprenditori indagati di riciclare somme che provengono dell’evasione fiscale. Non erano poche le aziende venete, sempre secondo la Procura di Venezia, che facevano transitare in maniera ovviamente illegale il denaro accumulato in nero (proveniente dalle tangenti sul Mose di Galan, riporta ancora VeneziaToday) su conti esteri intestati a società romene, svizzere, olandesi, Panama e Bahamas. Come riporta La Guardia di Finanza, «Il “sistema” era stato utilizzato dai professionisti esteri su larga scala e in maniera professionale per consentire di riciclare ingenti somme proventi dall’evasione fiscale realizzata nel tempo».

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