È morto Angelo Aquaro, cronista e corrispondente di Repubblica. Domani alle 11 l’ultimo saluto a Roma, nella chiesa di S. Giovanni a Porta Latina. In queste ore intanto colleghi e amici esprimono il dolore per la grave perdita. Non aveva ancora compiuto 54 anni il cosiddetto “vicedirettore elettrico”. Amava definirsi così, come racconta Repubblica nel ritratto che ne ha fatto per ricordarlo. «Fino all’ultimo ha fatto quel che desiderava fare: lavorare con gli altri, per gli altri». Difficile fermarlo, anche «nei giorni bui dell’ospedale, perché immobile non sapeva stare». Parlano di lui come un folletto impaziente che ha vissuto il suo lavoro con dedizione. «Angelo aveva il sentimento del giornale, uno sguardo di insieme che gli permetteva di seguire la fattura del quotidiano in ogni suo passaggio», ha raccontato Ezio Mauro, il direttore che lo assunse nel 2001 facendolo crescere con i successivi incarichi di direzione. «Viveva praticamente in redazione. Non la lasciava neanche per la pausa pranzo: gli bastava un gelato per tirare avanti fino a sera, indifferente ai nostri consigli di seguire una dieta più sana», scrivono i colleghi.



ANGELO AQUARO, MORTO VICEDIRETTORE REPUBBLICA

L’amore per il giornalismo e l’amore grazie al giornalismo. Angelo Aquaro aveva conosciuto al Venerdì l’amore della sua vita, Anna, che ha sposato. Ma non cedeva mai ad affettuosità pubbliche. La musica era l’altro grande amore. Anche per questo New York divenne la sua seconda casa. Lì acquisto una casa che mise anche a disposizione dei colleghi. E quando aveva tempo libero si precipitava nell’Upper West Side con la sua Anna. «E anche quando la malattia incalzava, era difficile raccoglierne un lamento». Dal letto di un ospedale ha diretto il settimanale Robinson. Durante le cure continuò a fare titoli e ordinare pezzi. Tornato al giornale, ebbe nuove responsabilità da vicedirettore a Repubblica. Qualche settimana fa Angelo Aquaro coprì il turno di un intero weekend in redazione, come non gli capitava da tempo. «Non si accontentava mai. E per questo era disposto a cambiare le pagine sino all’ultimo», ha spiegato Ezio Mauro.

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