Il premier Giuseppe Conte si auspica che la crisi in Libia si chiuda il prima possibile, e che Haftar cessi immediatamente la sua azione militare contro il governo. Lo ha spiegato stamane ai microfoni del Fatto Quotidiano, in un’intervista in cui il presidente del consiglio ha snocciolato a 360 gradi la crisi libica. Negli scorsi giorni La Stampa aveva parlato di un contatto diretto fra il ministro dell’interno, Matteo Salvini, e il vicepremier libico Maitig, ma a riguardo Conte ha frenato: «Il dossier libico lo coordino personalmente da Palazzo Chigi e farò in modo di evitare che si proceda con iniziative che potrebbero soggettivizzare il conflitto in corso». Fra i pericoli derivanti da un nuovo conflitto a fuoco, sulla falsa linea di quanto già avvenuto a Tripoli nel 2011, Conte confessa: «C’è il serio rischio che si sviluppi una crisi umanitaria che finirebbe per sfinire una popolazione già provata da otto anni di instabilità. In caso di conflitto armato, potrebbero interrompersi le rotte libiche interne di migranti provenienti da altri Paesi, in particolare dell’Africa sub sahariana». Il primo ministro italiano parla anche del ruolo degli Stati Uniti in tale crisi: «Non c’è nessun disimpegno degli Usa a Tripoli ma il dossier libico non può essere per Washington una priorità». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CONTE “LIBIA? NO A DERIVE MILITARI DI HAFTAR”
Giuseppe Conte prova a convincere il generale Haftar a bloccare immediatamente la sua azione militare in Libia nei confronti del premer Al Serraj: «Ho incontrato una delegazione di Haftar – le parole del primo ministro italiano in un’intervista concessa ai microfoni de Il Fatto Quotidiano – e ho ribadito la mia ferma opposizione a una deriva militare che farebbe ulteriormente soffrire il popolo libico». Una posizione, quella dell’Italia, condivisa anche dalla Germania: «Con la Merkel ci siamo aggiornati sulla crisi – ha svelato Conte – anche lei è molto preoccupata e condivide la nostra linea, lavoreremo insieme per perseguire in ambito europeo una linea comune ed evitare che si proceda in modo disordinato». Il presidente del consiglio ci tiene a sottolineare che l’Italia non è schierata da una parte o dall’altra: «L’Italia non scommette su un attore o l’altro – precisa Conte – ma sulla volontà del popolo libico di vivere in pace e godere delle risorse del proprio territorio».
INTERVISTA DEL PREMIER CONTE SULLA GUERRA CIVILE IN LIBIA
A complicare ulteriormente la situazione, la possibilità che si vengano a creare nuovi imponenti flussi migratori dalla Libia a seguito della guerra civile in atto: «La Libia diventerebbe un Paese di partenza delle migrazioni – specifica il massimo esponente dell’esecutivo gialloverde – questo metterebbe a dura prova un sistema di accoglienza che non funziona ancora a livello europeo». Ma nessuno intervento militare in Libia da parte dell’esercito italiano è previsto nell’immediato, come ha voluto precisare al Corriere della Sera il ministro della difesa Elisabetta Trenta: «Se qualcuno pensa a un intervento militare in Libia – afferma – posso già dire che non esiste. Non saranno ripetuti gli errori del passato. E non sosterremo alcun ipotetico impegno di altri Paesi. Questo deve essere molto chiaro». La Trenta ha aggiunto che l’Italia è vigile nel garantire la sicurezza alle aziende nazionali in Libia, nonché dei militari a Misurata: «ma una Libia bis – ribadisce – non esiste».