Dal 16 aprile esce in tutte le librerie (edito per San Paolo) l’ultima fatica letteraria del Papa Emerito Benedetto XVI dal titolo “Ebrei e Cristiani”, un saggio che indaga a fondo il rinnovato rapporto tra la religione ebraica e la Chiesa di Gesù da un punto di vista storico, in prima battuta, ma specie sul fronte teologico e culturale dove sono connesse le tradizioni e le origini comune delle due religioni monoteiste. Sul Corriere della Sera oggi è stata pubblicata la prefazione del rabbino Arie Folger al volume di Ratzinger dopo che lo stesso dialogo tra i due grandi uomini di fede ha dato alla luce proprio l’interezza del trattato prossimo all’uscita. Dopo l’importante documento sulla pedofilia che nei giorni scorsi ha scatenato nuove “polemiche” pro-contro Papa Benedetto, è ancora il Corriere ad offrire un accenno ai lavori e alle produzioni del Santo Padre tedesco: «Contro gli antichi pregiudizi è degno di nota il modo in cui Ratzinger non vede superate la Bibbia ebrea e la sua legge. È vero che in modo del tutto cristiano (che non è accettabile per gli ebrei) egli vede adempiuti nella persona e nella storia di Gesù diversi comandamenti della Bibbia, a differenza però di alcuni pensatori sottolinea il carattere eterno della legge biblica; in questo modo seppellisce un altro supporto dell’ antisemitismo», spiega Folger ammirato e colpito dalla profondità di linguaggio e acutezza di ragione di Benedetto XVI. Il Papa tedesco offre uno spunto importante per provare ad eliminare una volta per tutte gli attacchi, anche interni alla Chiesa, contro i fratelli ebrei: «propone una via per le quale egli può rimanere fedele alla sua tradizione e nello stesso tempo impedire che gli ebrei vengano attaccati per la fedeltà all’ebraismo. Anche qui egli non rinuncia alla speranza secondo la quale la via cristiana alla salvezza venga accettata universalmente, pone tuttavia un segno importante per la coesistenza, accettando al riguardo gli argomenti degli ebrei».



L’INCONTRO TRA IL RABBINO E IL PAPA EMERITO

Religione e politica, per Ratzinger, non sono mai state uno scandalo l’una per l’altra, se affrontate con la coerenza del pensiero e la sincerità della propria fede: spiega ancora Folger come nonostante le evidente distanze sulla concezione dello Stato d’Israele nella storia, per il Papa Emerito «Lo stato attuale non è per lui la realizzazione della promessa del territorio, in esso tuttavia si può vedere un segno della perdurante alleanza di Dio con Israele». Non poteva poi che essere la figura di Cristo un altro argomento – se il principale tema – del rapporto-dialogo tra cattolici e ebrei: «io devo deludere il papa emerito: per motivi religiosi siamo qui riluttanti. Le nostre lettere e dialoghi, tuttavia, ci hanno portato alla disponibilità a discutere da un punto di vista teologico alcuni temi di attualità. Il fatto poi che proprio un rabbino ortodosso scriva una prefazione ad un libro con il papa emerito in cui vi è ben presente un confronto teologico è già qualcosa che va nella direzione indicata da Benedetto». Folger poi racconta dell’incontro avvenuto lo scorso gennaio con Ratzinger e dello stato di salute del Papa Emerito «non è più in un’età giovanile, ma sempre pienamente padrone di se stesso dal punto di vista intellettuale. In lui ho trovato un pensatore molto simpatico e profondo cui ripugnano l’antisemitismo e l’antiebraismo in tutte le sue forme. Naturalmente non siamo d’accordo su molti temi, ciononostante abbiamo il desiderio di approfondire la nostra fraternità, di vivere ciascuno la propria devozione e di servire Dio».



DIALOGO E NON MISSIONE

Ricordiamo come il dilago tra ebrei e cattolici è uno dei punti di massimo interesse non solo del Pontificato ma della stessa produzione teologica del Papa Emerito: lo scorso novembre fu proprio Ratzinger a voler correggere pubblicamente un teologo tedescoMichael Böhnke – per aver mal interpretato in un articolo su “Herder Korrespondenz” il pensiero dell’ex n.1 del Sant’Uffizio descrivendo come “missione” il rapporto con gli ebrei: «Non si tratta di missione ma di dialogo: per i cristiani, le promesse fatte a Israele sono la speranza della Chiesa e chi ci si attiene non sta assolutamente mettendo in discussione i fondamenti del dialogo ebraico-cristiano», rispose duramente il Papa Emerito «stupidaggini grottesche e non hanno nulla a che vedere con quanto ho detto in merito. Per questo respingo il suo articolo come un’insinuazione assolutamente falsa».

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