E’ polemica sul caso del piccolo Giuseppe, il bimbo ucciso di botte a Cardito dal patrigno, nuovo compagno della madre. Dopo l’arresto della donna in seguito alla scoperta di violenze e maltrattamenti, un ruolo di responsabilità molto importante sarebbe stato giocato anche dalle insegnanti della scuola frequentata dai due fratellini vittime di violenze. Dall’ordinanza del giudice e che ha portato all’arresto della madre emergono le intercettazioni delle insegnanti dalle quali emerge che pur essendo a conoscenza delle violenze non denunciarono mai i segni riscontrati sui bimbi per paura di essere coinvolte nelle indagini. La piccola sorella di Giuseppe, in più occasioni rivelò che a provocare quei lividi e tagli all’orecchio era stato il patrigno, compagno della madre, rea di essere stata troppo “monella”. Ad intervenire alla trasmissione Storie Italiane è stato anche Don Bruno che ha commentato: “è una disumanità che uno si porta dentro e che si rifiuta di vedere le violenze su un indifeso, sono indegne di essere chiamate insegnanti”. Il Gip Antonella Terzi ha definito un brutto esempio quello delle maestre. Dalle intercettazioni alle stesse sarebbe emersa tutta la loro indifferenza e meschinità.



CARDITO, BIMBO UCCISO: LA RESPONSABILITÀ DELLE INSEGNANTI

Il 18 gennaio scorso, alcune maestre mandarono una nota alla dirigente scolastica in merito alla sorellina del bambino ucciso a Cardito, per segnalare i segni di maltrattamenti. La nota, come scrive il gip, fu tuttavia “debole e tardiva” e ad essa la dirigente “non riteneva di dare ricorso”. Anche Roberta Bruzzone ha commentato il caso spiegando: “per certi versi si rasenta il concorso morale”. I microfoni di Storie Italiane hanno anche raccolto le parole di alcune madri i cui bambini frequentano la medesima scuola: “E’ preoccupante, assurdo, incredibile, non conoscevo il bimbo, ho saputo dopo questa storia, sembra un film horror. Siamo mamme tutte quante, anche mio figlio è un bambino”, ha riferito una donna. In merito alle ultime novità sul caso, ora gli inquirenti dovranno risentire maestre e dirigente che si sono giustificate dicendo che non potevano fare altro. Sarà rivista la loro posizione, ma risulta chiaro che la bambina avesse comportamenti di palese richiesta di aiuto alle insegnanti, come quando aveva l’orecchio tagliato. In quell’occasione pare si mettesse i capelli dietro per far vedere meglio le ferite, ma nessuno fece nulla.

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