Emilio Fede sta valutando la possibilità di chiedere la grazia al capo dello Stato, dopo la condanna in via definitiva a 4 anni e 7 mesi nell’ambito del caso Ruby bis. A darne notizia attraverso l’agenzia di stampa Ansa è stato il suo stesso legale, l’avvocato Salvatore Pino, che dopo un incontro con il suo assistito avvenuto nella giornata odierna ha commentato: “E’ un’idea che ha un senso e ci stiamo riflettendo”. L’ex direttore del Tg4, nei prossimi giorni inizierà ufficialmente la detenzione domiciliare durante la quale sconterà la prima parte della pena. E’ stato poi lo stesso Emilio Fede, come riferisce Il Fatto Quotidiano nell’edizione online, a ribadire la sua volontà di rivolgersi al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Valuterò i termini con cui poter rivolgere la richiesta di grazia al capo dello Stato. Sono psicologicamente frantumato. Dovrei arrivare a 93 anni, alla fine della mia vita, prima di tornare ad essere un uomo libero”, le sue parole. L’ex direttore fu condannato in Cassazione per il reato di favoreggiamento della prostituzione in merito alle serate trascorse nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore.
EMILIO FEDE, LA RICHIESTA DI GRAZIA DOPO LA CONDANNA
Lo scorso 12 marzo, la procura di Milano aveva sospeso l’ordine di carcerazione a carico di Emilio Fede ed aveva accolto una istanza presentata dai suoi difensori e motivata da ragioni di età e di salute. Ora però, l’ex direttore del Tg4 sta seriamente valutando con la sua difesa la richiesta di grazia da presentare al presidente Mattarella. Lo stesso Fede ha aggiunto ancora che all’autorità richiederà “di poter vivere gli arresti domiciliari nella casa di mia moglie Diana a Napoli, perché è una città a cui sono molto legato e dove la gente mi manifesta sempre tanta vicinanza”. Spera inoltre di poter essere affidato molto presto ai servizi sociali. Allora, “chiederò di potermi occupare degli anziani ma anche di ragazzi con difficoltà che cercano un’alternativa alla strada e alla malavita”, ha proseguito. Intanto su Fede potrebbe arrivare pesare un’altra condanna a 2 anni – al momento non definitiva – in merito a una vicenda relativa ai falsi fotomontaggi “hot”. Per l’accusa l’ex direttore avrebbe fatto confezionare dei video per poi ricattare vertici Mediaset quando fu messo alla porta dal Tg che lui dirigeva su Rete 4, nel 2012. Il suo scopo, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato quello di ottenere un più vantaggioso accordo di uscita.