Il ragazzo condannato a 9 anni di carcere per aver accoltellato Niccolò Bettarini ha inviato una lettera al figlio di Stefano e Simona Ventura. Davide Caddeo, che ha ottenuto un mese fa i domiciliari con l’obbligo di curarsi dalla dipendenza dalla cocaina e lavorare, ha scritto «di aver compreso durante la carcerazione i molti sbagli commessi». Inoltre, ha spiegato di essere convinto nel seguire «un programma che lo aiuti a uscire dalla tossicodipendenza che lo ha portato ad azioni come quella avvenuta». Invece nelle motivazioni della sentenza di condanna il gup ha chiarito che il 20enne non venne aggredito perché “figlio di Bettarini. Pare infatti che «nessuno o quasi nessuno» degli aggressori «lo conoscesse» e «non sembra» che l’aggressione «fosse inizialmente mirata alla sua persona». Il pm Elio Ramondini invece aveva contattato ai quattro imputati di «aver agito per motivi abietti e futili, quali essere “il figlio di Bettarini”». Ma per il giudice è «pacifica» l’aggravante dei futili motivi, non quelli discriminatori. (agg. di Silvana Palazzo)



NICCOLÒ BETTARINI ACCOLTELLATO

Non sono solo quattro gli aggressori di Niccolò Bettarini, accoltellato e colpito anche con calci e pugni lo scorso 1 luglio. Lo scrive il gup di Milano Guido Salvini nelle motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna di quattro persone con pene fino a 9 anni. Ci sono altri «gravemente sospettati di aver avuto un ruolo attivo» e che sono riusciti a «sfuggire alle indagini». Inoltre, ha spiegato che il figlio di Stefano Bettarini e Simona Ventura rischiò di morire e che la sua «provocazione, magari involontaria» è «poco rilevante». Nelle motivazioni il gup parla di «un’aggressione di massa» e «brutale» fuori dalla discoteca “Old Fashion” che è «aggravata dal fatto che Bettarini si trovava praticamente da solo». Ma spiega anche che «ciascuno ha sostenuto e contribuito all’azione degli altri al momento dell’aggressione e con le quattro persone individuate ve ne erano certamente altre che sono riuscite a sfuggire alle indagini grazie anche al silenzio mantenuto dai quattro aggressori subito fermati».



“FU AGGRESSIONE DI MASSA”

Il gup di Milano Guido Salvini ha deciso di trasmettere le deposizioni «di rilievo» raccolte in aula durante il processo abbreviato alla Procura «affinché valuti le ulteriori iniziative da adottare». Secondo queste testimonianze, «un gruppo numeroso di persone ha circondato e aggredito» il giovane «e la compagnia di Ferzoco era formata da una dozzina di persone di cui 8-9 uomini». Alcuni «degli amici di Ferzoco risultano gravemente sospettati» e in particolare «Pasquale Montefusco, che aveva schiaffeggiato» un amico di Bettarini «all’interno della discoteca, innescando la situazione di tensione». Come riportato dal Corriere della Sera, il gup Guido Salvini ha indicato anche i nomi di altri tre giovani che «probabilmente hanno partecipato ai fatti ma nessuno» è stato «indiziato, nemmeno per rissa». Il giudice ritiene anche che la corporatura molto robusta di Niccolò Bettarini abbia evitato che le ferite provocassero danni maggiori «e cioè attingessero in modo ancor più pericoloso gli organi vitali».



IL RACCONTO DI SIMONA VENTURA

Sulla vicenda è intervenuta oggi Simona Ventura, che a Storie Italiane ha ripercorso quel terribile giorno. «Ero in Calabria a lavorare, tenevo sempre il telefono acceso, perché quando hai i figli adolescenti è così. Stavo andando in aeroporto e mi arriva una telefonata dal suo telefono. Una ragazza, Zoe, era in lacrime e mi ha detto che era stato accoltellato». La nota conduttrice ha rievocato la sua reazione a quella terribile notizia: «Mi si è ghiacciato il sangue, ma sentivo che non era morto, una mamma lo sente. L’ho sentito durante il viaggio. Quando sono arrivata l’ho visto sfigurato dalle botte, è stato uno choc, ma mi è bastato vederlo vivo». E per questo è grata alla vita e ai medici. «Ho avuto vicine tutte le istituzioni ma c’è stata una svolta nella mia famiglia», ha proseguito Simona Ventura. E quindi ha spiegato cosa è accaduto dopo l’aggressione al figlio Niccolò Bettarini: «Andavamo già d’accordo, ma questa storia ci ha unito ancora di più. Stefano? È il padre dei miei figli, gli voglio bene e gliene voglio anche alla compagna».