Un gioco di sguardi che, dopo tanti anni, dice tutto ma pure quelle poche parole pronunciate davanti alla sorella che hanno sancito un momento forte: il superteste Francesco Tedesco, in aula per il processo per la morte di Stefano Cucchi, oggi ha stretto per la prima volta la mano alla sorella Ilaria. Una richiesta di perdono che la diretta interessata pare aver apprezzato, specialmente ora che, dopo tante reticenze e depistaggi, l’imputato ha deciso di accusare i proprio colleghi per il pestaggio del geometra capitolino. “Si è trattato di un momento forte, posso dire che sono stata grata almeno per questo gesto” ha detto Ilaria Cucchi a proposito della stretta di mano e del “Mi dispiace” accennato dallo stesso Francesco Tedesco prima di essere sentito in aula. (agg. di R. G. Flore)



LO SGUARDO TRA I DUE IN AULA

La stretta di mano tra Francesco Tedesco, coimputato per la morte di Stefano Cucchi, e la sorella del geometra morto nell’ottobre 2009, Ilaria, è stata senza dubbio il momento più significativo dell’udienza di oggi in cui è andato in scena l’interrogatorio in Corte d’Assise a Roma nei confronti del carabiniere accusato di omicidio preterintenzionale che ha sua volta ha chiamato in causa i militari Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. E’ la prima volta che i due entrano in contatto e hanno uno scambio di battute, con Tedesco che dopo un lungo sguardo ha fissato negli occhi la sorella della vittima e pronunciato un chiaro “mi dispiace”. Incalzato dal legale Lampitella, difensore di D’alessandro, Tedesco ha poi negato che Stefano Cucchi, come sostenuto invece dalla sorella Ilaria, abbia mai pronunciato la frase “io muoio ma a te ti levano la divisa”. Davanti alla Corte d’assise, il carabiniere ha negato questa ricostruzione dei fatti. (agg. di Dario D’angelo)



PROCESSO CUCCHI, PARLA FRANCESCO TEDESCO

Nuova testimonianza in aula da parte di Francesco Tedesco, il carabiniere superteste e imputato dell’omicidio preterintenzionale del povero geometra romano Stefano Cucchi, morto nel 2009. Tedesco ha puntato il dito nei confronti degli altri due militari coimputati con lui nel processo: «Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo si sono nascosti per dieci anni dietro le mie spalle – le parole riportate dall’edizione online di Repubblica – a differenza mia, non hanno mai dovuto affrontare un pm. L’unico ad affrontare la situazione e ad avere delle conseguenze ero io. In tutti questi anni l’unica persona che aveva da perdere ero io, ero l’unico minacciato». Al termine della deposizione Francesco si è alzato e si è avvicinato a Ilaria, la sorella di Stefano, tendendogli la mano e dicendole “Mi dispiace”. Ma perché Tedesco ha taciuto per così tanti anni? «Cominciai a maturare la convinzione di dover parlare il 30 luglio 2015, quando fui convocato dal pm. Subito dopo la morte di Cucchi – prosegue – sono stato minacciato di essere licenziato quindi allora non chiesi nulla perché avevo capito l’andazzo. Dopo il 22 ottobre 2009 mi sono trovato incastrato ed ero l’unico ad avere tutto da perdere».



CUCCHI: TEDESCO STRINGE LA MANO A ILARIA

Tedesco, che è accusato anche di falso e calunnia così come il maresciallo Roberto Mandoli, ha ricostruito le fasi del pestaggio del povero geometra romano: «Dopo il primo schiaffo, Stefano non ha avuto il tempo di lamentarsi, non ha gridato, è caduto in terra stordito e non ha urlato neppure dopo il calcio che gli è stato sferrato a terra». Tedesco ha quindi aiutato Cucchi a rialzarsi, chiedendogli come stava e lui, in maniera forse ironica, gli ha risposto: «Mi ha detto di stare tranquillo perché era un pugile. Ma si vedeva che non stava bene». Ilaria Cucchi ha pubblicato un post su Facebook riguardante una domanda formulata in aula da uno dei legali della difesa: «Vorrei ringraziare l’avvocato Lampitella, difensore di D’Alessandro, che ci ha fornito un ulteriore e rilevante elemento. Stefano in auto con i carabinieri al rientro dalla stazione Casilina avrebbe detto ‘io muoio ma a te ti levano la divisa’. Stefano era stato appena picchiato e stava proprio male». Secondo Tedesco, però, Stefano non avrebbe mai proferito quella frase.