Teorie e profezie, anche ipotesi assurde circolano da ieri sull’incendio della cattedrale di Notre Dame a Parigi. Vi abbiamo raccontato quella di Victor Hugo, ma sta facendo il giro del web anche una di Nostradamus. Aveva previsto il rogo? L’astrologa britannica Jessica Adams ha diffuso una quartina del noto veggente che recita così: «La testa di Ariete, Giove e Saturno. Dio eterno, quali cambiamenti ci aspettano? Dopo un lungo secolo il male ritornerà. Francia e Italia, quali emozioni subirete?». C’è chi ha visto in queste parole un riferimento alla data e al luogo dell’incendio, oltre che il fatto che il disastro abbia colpito un simbolo del cattolicesimo. Ieri pomeriggio, secondo la Adams, c’è stata una particolare congiunzione astrale che ha coinvolto Ariete, Giove e Saturno, proprio come scritto nel presagio di Nostradamus. La Addams sostiene che ciò si verifichi una volta ogni cento anni, da qui l’interpretazione di “lungo secolo”. Per confermare la profezia, l’astrologa ha spiegato che il termine “Dio eterno” fa riferimento al luogo di culto. E cita il tweet di Emmanuel Macron: «Notre-Dame è invasa dalle fiamme. Emozione di un’intera nazione…». Invece Nostradamus scriveva: «Francia e Italia, quali emozioni subirete?». (agg. di Silvana Palazzo)



VICTOR HUGO E L’INCENDIO DI NOTRE DAME

Fu proprio grazie al suo “Gobbo” e al romanzo forse più famoso sulla città di Parigi che Victor Hugo permise i primi veri restauri a Notre Dame nella prima metà del 1800: colpito dal degrado di cui quella meravigliosa Cattedrale (e tante altre di Francia) soffriva e imbestialito per la non curanza avuta durante il periodo della Rivoluzione e in piena epoca napoleonica, lo scrittore decise di intraprendere la scrittura di “Notre Dame di Paris” proprio per sensibilizzare il grande pubblico sulla necessità di porre rimedio ai danni sulle chiese francesi icone del Medioevo. In particolare, in un altro passaggio del suo romanzo prima della “profezia” sull’incendio della Cattedrale, Hugo scrive «La Chiesa di Nostra Signora di Parigi rimane ancora oggi un monumento sublime e maestoso […]. Per quanto maestoso sia stato conservato nel tempo, non si può che indignarsi per il degrado e vandalismi di ogni genere che gli uomini e il passare del tempo hanno inflitto a questo venerabile monumento, senza il minimo rispetto per Carlo Magno che pose la sua prima pietra, né per Filippo Augusto che pose l’ultimo». Lo scriveva nel 1831 e qualche anno più tardi, nel 1845 proprio grazie alla celebrità di quell’opera venne approvata la legge di restauro di Notre Dame: Hugo commentò poi successivamente (fonte Agi), «Ma l’autore è ben lungi dal considerare concluso il compito che è stato imposto volontariamente, denunciando ad alta voce molte profanazioni, molte demolizioni, molte irriverenze. Continuerò a farlo».



IL “GOBBO” E L’INCENDIO DI PARIGI

Non sono pochi che ieri sera, mentre guardavano le fiamme avvolgere in un sol colpo la gran parte di Notre Dame, avranno pensato al romanzo di Victor Hugo e a quel campanaro “Gobbo” protagonista della storia arcinota legata alla splendida Cattedrale cattolica di Parigi. Nonostante quanto si possa pensare, un luogo come Notre Dame che ha visto carestie, distruzioni, epidemie, guerre, rivoluzioni, bombardamenti e ritorsioni giacobine, non è mai stata toccata da incendi o roghi in nessuna parte della propria maestosa struttura. Questo fino a ieri, quando in poche ore nel 2019 una guglia, il tetto e la volta sono andati del tutto distrutti: eppure proprio Hugo in quel suo meraviglioso “Notre Dame de Paris” (scritto nel 1831) aveva immaginato in una sorta di tremenda “profezia” quanto potesse spargersi in fuoco e fiamme quei campanili iconici e riconosciuti in tutto il mondo. «Il clamore era straziante […]. Tutti gli occhi si erano alzati verso il sommo della chiesa, ciò che vedevano era straordinario. In cima alla galleria più elevata, più in alto del rosone centrale, c’era una grande fiamma che montava tra i due campanili, con turbini di scintille, una grande fiamma disordinata e furiosa di cui il vento a tratti portava via un limbo nel fumo», si legge in quella terribile descrizione dell’incendio nella Cattedrale raccontato magistralmente dall’autore francese.



NOTRE DAME, LA PROFEZIA DI VICTOR HUGO

All’interno della storia del Gobbo, di Esmeralda, del capitano Febo e del giudice Claude Frollo (poi divenuti anche più popolari grazie al cartone di Walt Disney), Hugo ha voluto descrivere nel dettaglio come si immaginava un tremendo incendio nella Cattedrale madre di tutta l’Europa: «Sotto quella fiamma, sotto la cupola balaustrata in tagliata a trifogli di brace, due grondaie fatti a fauci di mostri vomitavano senza posa quella pioggia ardente il cui argenteo scroscio risaltava nell’ombra della facciata inferiore». Fa impressione leggerlo oggi ripensando a quanto osservato dal mondo intero ieri sera: sembra l’esatta descrizione, meno la guglia implosa, di quanto avvenuto nel tragico incendio del 15 aprile sera. Lo stesso Victor Hugo criticava aspramente già a metà 1800 lo stato di degrado della cura (mancata) a Notre Drame e proprio grazie alla celebrità arrivata a lui con quel romanzo, contribuì ad accendere l’interesse sulla cura della Cattedrale dando il via ai lavori di restauro negli anni successivi. «Il tempo è cieco e l’uomo è stolto […]. Se avessimo il piacere di esaminare una ad una le diverse tracce di distruzione impresse sull’antica chiesa, quelle dovute al tempo sarebbero la minima parte, le peggiori sarebbero dovute agli uomini», chiosava Hugo nel 1831.