Si torna a parlare del piccolo Giuseppe, il bambino di 7 anni ammazzato di botte a Cardito, nella puntata di oggi di Chi l’ha visto?, la trasmissione condotta da Federica Sciarelli su Rai 3. Proprio questa settimana d’altronde si è verificata una svolta clamorosa: dopo il patrigno Tony Essobti Badre, a finire in manette è stata anche la madre di Giuseppe, Valentina Casa, accusata non solo di aver sempre saputo delle violenze che venivano perpetrate in casa, ma anche di aver coperto il convivente e di aver tentato anche di inquinare le prove, ripulendo la scena delle violenze da ciocche di capelli, tracce di sangue, prove viventi del film dell’orrore che i suoi stessi figli erano costretti a vivere. Rispetto all’inizio, quando la donna aveva sempre dichiarato di non essere intervenuta per paura di ritorsioni nei confronti suoi e dei figli, sembra essere cambiato tutto.



LA SORELLINA, “MAMMA DICEVA DI NON PARLARE”

Valentina Casa è stata inchiodata alle sue responsabilità dalla stessa figlioletta che a marzo ha compiuto 8 anni. Come riportato da Il Mattino, la bambina – evidentemente traumatizzata – davanti a medici e inquirenti ha dichiarato:”Posso parlare? Sicuro, che posso parlare… non è che mi arrestate? Me lo diceva sempre di non parlare, di non dire niente, che ci avrebbero arrestato…Mamma non faceva niente, non faceva niente… lui picchiava e lei niente”. Il suo è il racconto choc di una sopravvissuta, di una bambina che insieme al fratellino Giuseppe ha vissuto per anni una quotidianità che ha assunto per molti versi quella tipica di una prigionia. Non è un caso che il gip Antonella Terzi abbia parlato d quei bambini come di “mosche che sciamano”, come “automi” con lo “sguardo privo di vita, senza mai un guizzo di felicità”.



LE MAESTRE SAPEVANO DELLE BOTTE

Ci sono state però diverse responsabilità nella morte del piccolo Giuseppe. Perché la madre, Valentina Casa, non era l’unica a sapere quello che avveniva nella casa degli orrori di Cardito. I vicini di casa in più di un’occasione avevano sentito urla, rumori inquietanti, provenire da quell’abitazione, ma ogni volta che provavano ad avvicinarsi ai bambini per chiedere, per capire, i piccoli venivano sistematicamente allontanati, per evitare il rischio che in un impeto di libertà i bambini trovassero il coraggio di denunciare i maltrattamenti a cui erano sottoposti. Lo stesso discorso riguarda le maestre, che in più di un’occasione avevano notato lividi sul corpo dei loro alunni, ma mai avevano denunciato nulla, nemmeno un sospetto, alle autorità. La sensazione che Giuseppe potesse essere salvato purtroppo resta…

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