Forza Italia ha preso una posizione netta sul caso Armando Siri, indagato per corruzione: difesa senza indugi. Il sottosegretario in quota Lega, finito nel mirino del M5s, può contare sul sostegno del partito di Silvio Berlusconi, che rispetta la sua natura garantista e, come sottolinea Libero, tenta di incrinare una maggioranza sempre più prossima all’implosione. Ecco le parole di Anna Maria Bernini: «Il ritiro delle deleghe a Siri è una sfida lanciata alla Lega da un Movimento che vuole recuperare consensi nel bacino del massimalismo giacobino. Il governo è al collasso e una ricucitura in extremis avrebbe solo l’effetto di un cerotto su una piaga». Queste, invece, le parole di Mariastella Gelmini: «Un avviso di garanzia è uno strumento a tutela dell’indagato, non una condanna anticipata. Noi continuiamo ad essere garantisti. E questo vale ovviamente anche per il sottosegretario Armando Siri. Non ne chiediamo le dimissioni, ma aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso. Siamo all’opposizione di questo governo, ma siamo coerenti con i nostri valori. Invece da chi governa con la Lega è già partita la canea giustizialista e la richiesta di dimissioni. A sbagliare i compagni di strada capitano anche queste cose». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



ZANGRILLO (FORZA ITALIA) CONTRO IL M5S”

Scontro totale tra Lega e Movimento 5 Stelle per il caso Armando Siri. Al fianco dell’esponente del Carroccio si schiera Forza Italia, ecco le parole del deputato Paolo Zangrillo: «Armando Siri, che confido possa in tempi brevi chiarire la sua estraneità ai fatti che gli sono stati imputati, cade vittima della proverbiale presunzione di colpevolezza a senso unico della ‘banda’ grillina. Il M5S essendo aumentata la pressione fiscale, esploso il debito, crollata la fiducia di imprese e famiglie, incrementata la disoccupazione, si aggrappa disperatamente al giustizialismo per poter vendere qualcosa ai propri seguaci». Prosegue l’azzurro: «Un giustizialismo che torna come sempre utile solo se a cadere in fallo sono esponenti di qualche altro partito che non sia loro. Una prassi che li accomuna fortemente al Pd di Renzi e che la storia ci insegna come non porti bene a chi la esercita. Confido che questo episodio forcaiolo, antitetico a qualsiasi principio costituzionale, possa aprire gli occhi agli amici della Lega sulla vera natura dei loro inqualificabili compagni di viaggio». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



CONTE: “MI CONFRONTERO’ CON LUI”

Armando Siri indagato per corruzione, scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle: il Carroccio si è schierato al suo fianco, i grillini chiedono le sue dimissioni da Sottosegretario. Pochi minuti fa è giunto il commento del premier Giuseppe Conte, riportato da Askanews: «Un fatto che ho appreso questa mattina, un fatto di corruzione di cui non voglio sminuire la gravità. Il contratto di governo contiene un codice etico, non possono svolgere un ruolo coloro che sono sotto processo o accusati di fatti gravi. Siamo in una fase procedimentale, nel pieno di investigazioni». Il giurista ha poi evidenziato: «Non esprimo una valutazione in questo momento, esprimo l’urgenza di parlare con il diretto interessato, mi confronterò con lui, all’esito del confronto terremo conto di tutti gli elementi». E i pentastellati non mollano, ecco l’attacco di Manlio Di Stefano: «Trovo vergognoso che Salvini paragoni la questione Raggi e quella Siri dato che non si trattò mai di accuse di corruzione e tanto meno ci furono intercettazioni così eloquenti. La questione morale quando si tratta di mafia è un principio sacro. Lo crede anche la Lega o no?». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



SALVINI CONTRO IL M5S

L’ira di Matteo Salvini sui colleghi M5s, scatenati in queste ore nel chiedere con forza le dimissioni di Armando Siri, non si placa: dopo una prima nota, giunge un secondo commento via video questa volta con il vicepremier che esclama «Siri non si deve dimettere. C’è solo un’iscrizione nel registro degli indagati e solo se sarà poi condannato dovrà mettersi da parte». Non solo, non manca la “pizzicata” del Ministro degli Interni ai colleghi di Governo, ancora una volta contro la sindaca di Roma (in aperta guerra mediatica ormai con Salvini): «Non ho mai chiesto di far dimettere la Raggi o parlamentari dei Cinque Stelle quando anch’essi sono stati indagati». Lo “stile” M5s invece richiede come sempre la messa da parte in attesa del giudizio e delle indagini: la Lega, al contrario, ha sempre sostenuto posizioni garantiste e in queste ore si rischia lo scontro totale cui forse sarà ancora una volta il Premier Conte a dover “dosare” nel Consiglio dei Ministri di questo pomeriggio. Da stralci di carte pubblicate dall’Ansa intanto, emerge come in realtà Siri non sarebbe stato a conoscenza dei legami tra l’imprenditore Vito Incastri e l’ex deputato di Forza Italia, Paolo Arata. (agg. di Niccolò Magnani)

TONINELLI GLI TOGLIE LE DELEGHI AL MIT

«Respingo categoricamente accuse e chiedo di essere ascoltato dai magistrat: per Armando Siri l’indagine contro la sua persona per un fatto di corruzione “legato” alla Mafia è del tutto estraneo alla sua condotta sia politica che personale. La Lega dà piena fiducia, mentre il Movimento 5 Stelle lo attacco a muso duro e col Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli arriva addirittura a togliere le deleghe da Sottosegretario delle Infrastrutture: «Alla luce delle indagini delle procure di Roma e Palermo, con il coinvolgimento della Direzione investigativa antimafia di Trapani, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha disposto il ritiro delle deleghe al sottosegretario Armando Siri, in attesa che la vicenda giudiziaria assuma contorni di maggiore chiarezza. Secondo il Ministro, una inchiesta per corruzione impone infatti in queste ore massima attenzione e cautela», annuncia Toninelli. «Io indagato? Non ne sono niente, non so se ridere o piangere. Io non mi sono mai occupato di eolico in tutta la mia vita. Sono senza parole», spiega ancora Armando Siri in un colloquio con Adnkronos, «Chiederò di essere sentito, devo leggere queste carte e chiamare un avvocato. Dovrò attrezzarmi e vedere cosa succede…». (agg. di Niccolò Magnani)

DI MAIO-DI BATTISTA “SUBITO DIMISSIONI”

L’indagine contro Armando Siri non poteva che tramutarsi in una immensa, ennesima e rischiosa battaglia politica all’interno del Governo: il M5s, sotto nei sondaggi ad un mese dalle Europee, tenta la “prova di forza” e sul Sottosegretario “papà” della Flat tax leghista passa all’attacco “scongelando” anche Alessandro Di Battista dopo giorni di semi-silenzio politico. «Nessun Governo del cambiamento e nessun Governo che si sta impegnando nella lotta alla corruzione può tollerare che vi sia un proprio esponente indagato per reati così gravi. Il sottosegretario Siri lavora nel ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il ministero più delicato che c’è per via dei lavori e degli appalti che segue. È evidente che debba dimettersi all’istante perché, come diceva Borsellino, “i politici non devono soltanto essere onesti, devono apparire onesti”». Stamane era stato lo stesso Siri a difendersi raggiunto da LaPresse «Non so assolutamente niente, non ho idea di cosa siano tutte queste cose. Cado dalle nuvole, non mi è stato notificato nulla ma sono tranquillo, non mi sono mai occupato di queste cose». Indagato per corruzione, per Di Maio se tutto ciò dovesse essere comprovato «Siri si deve dimettere dal governo». Di contro, Salvini fa sapere in una nota «conosco Armando e ho piena fiducia in lui e nella sua correttezza». La bagarre politica è appena cominciata.. (agg. di Niccolò Magnani)

EOLICO E “LEGAMI” CON NICASTRI

Armando Siri è indagato. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture, senatore in quota Lega, è finito sul registro della procura di Roma per corruzione. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, riportato da Repubblica, il leghista avrebbe intrattenuto dei rapporti frequenti, ovviamente da chiarire, con Paolo Arata, docente universitario ed ex deputato di Forza Italia, su cui i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo e gli investigatori della Dia stanno indagando da tempo. Il “faccendiere”, così come lo definisce Repubblica, viaggiava spesso a Roma per trovare consensi e sostegni politici alle sue attività (si occupa in particolare del settore dell’energia). Una serie di intercettazioni e pedinamenti proverebbero la sua presenza nei palazzi delle istituzioni, uno scenario che lo stesso quotidiano nazionale giudica “inquietante”. I procuratori aggiunti di Palermo e Roma, Paolo Guido e Paolo Ielo, hanno disposto una serie di perquisizioni con l’obiettivo di raccogliere atti e documenti riguardanti in particolare le autorizzazioni di impianti energetici, che in Sicilia rappresentano un giro d’affari di ben 10 miliardi di euro.

SIRI, SOTTOSEGRETARIO LEGA, INDAGATO PER CORRUZIONE

A far emergere l’intera vicenda, tale Vito Nicastri, considerato il re dell’eolico in provincia di Trapani, agli arrestati domiciliari perché ritenuto molto vicino al superlatitante Matteo Messina Denaro. Nicastri sarebbe stato arrestato stamane per aver evaso i domiciliari, ed avrebbe intrattenuto rapporti proprio con il faccendiere di cui sopra. L’indagine è andata avanti per sei mesi, ed è rimasta secretata per il delicato coinvolgimento di Armando Siri. Attualmente l’unico documento reso noto dalle procure è il decreto di perquisizione di uffici e aziende, in cui è contenuta una illustrazione sintetica delle risultanza dei due filoni di indagine e Palermo e Roma: mafia, corruzione e intestazione fittizia di beni nel primo caso, e corruzione nel secondo. Attese importanti novità e ulteriori dettagli sulla vicenda nel corso dell’intera giornata.