E’ la scuola frequentata dal piccolo Giuseppe, il bimbo di Cardito ucciso di botte dal patrigno, a finire ora sotto accusa dal momento che, con ogni probabilità, tutti nell’istituto scolastico sapevano delle violenze che il bimbo e la sorellina subivano da parte dell’uomo tra le mura di casa. Ora la Procura di Napoli Nord vuole vederci chiaro e per questo chiama in causa il ruolo della scuola, come riferisce Il Mattino. L’istituto in questione è il Quasimodo di Crispano (Napoli) e l’ipotesi è di omissioni gravi da parte delle maestre e della dirigente anche alla luce delle mancate denunce. I due bambini, visti spesso a scuola con lividi e tumefazioni, avevano detto che erano stati picchiati da mamma e papà ma dalla scuola non partì alcuna segnalazione. Anche per questo il gip nell’ordinanza parla di “colpevole negligenza” della dirigente e definisce la segnalazione “debole quanto tardiva”. Ora, spiega TgCom24, la posizione della funzionaria è al vaglio della Procura e il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, ha inviato gli ispettori presso l’istituto Quasimodo. Al momento tuttavia la procura napoletana non ha ancora indagato nessuno, ma nelle prossime ore qualche responsabile potrebbe essere iscritto nel registro degli indagati. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



I RACCONTI CHOC DELLA SORELLINA

E’ una storia di orrori quella che viene da Cardito, costata la vita al piccolo Giuseppe Dorice, ucciso di botte dal patrigno Tony Essoubti Badre il 27 gennaio scorso. La stessa sorte per poco non è toccata alla sorellina di Giuseppe, Noemi, che come si può leggere nell’ordinanza di arresto di Valentina Casa, la mamma dei piccoli che ha coperto il compagno, ha rischiato di morire a sua volta. La bambina di 7 anni, come riportato da Il Messaggero, ha raccontato:”È stato papà Tony, gli ha dato la mazza della scopa dietro la schiena, ma senza la scopa. A me mi ha preso dietro l’orecchio e mi ha fatto molto male. Sì ha picchiato Giuseppe tanto tanto, l’ha preso in braccio e poi l’ha tirato contro il muro. E quando era a terra gli ha sbattuto la testa contro il muro. Poi ha preso me, mi ha portato nel bagno, mi ha messo la testa sotto il rubinetto”.



BIMBO UCCISO A CARDITO

Non si può restare indifferenti dinanzi ad un racconto di questo tipo. Eppure è proprio ciò che hanno fatto le maestre di Giuseppe e della sorellina, Francesca Cennamo e Emanuela Coscione, che sapevano dei soprusi subiti dai piccoli e non hanno fatto nulla per sottrarli a quell’inferno. Scrive il gip Terzi, “che le due sapessero e avessero ben compreso i rischi che correva Giuseppe, è accertato dalle telefonate intercorse tra loro e con alcuni familiari nelle ore immediatamente successive alla morte del bambino. Così parla al telefono Emanuela Coscione con il fratello Mario. «lo picchiava lo picchiava a sangue». Il fratello: «Sempre?». Lei: «Sì. Io lo aveva segnalato alla preside, perché veniva tumefatto a scuola». E poi parla di «una morte annunciata»”. Le parole della piccola Noemi sono un pugno nello stomaco:”A volte ci metteva con la testa nel cesso (testuale) e a Giuseppe che si sporcava le mutandine gliele metteva in bocca. Lui gridava che avevamo rotto il letto. E invece era stato lui con un calcio. Un giorno mi ha preso per l’orecchio e l’ha chiuso dentro la porta, mi sono sentita malissimo. Guardavo Giuseppe, gli usciva tanto sangue, e io pensavo che moriva. Lui ci picchiava sempre. E io lo dicevo alle maestre Camilla e Anna ma loro non chiamavano i carabinieri”.

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