Un aborto praticato male, come succede spesso. I medici hanno spesso nessuna misericordia delle creature che stanno uccidendo, per loro non sono esseri umani, grumi di cellule da strappare via. Poi succede che nonostante l’orrore di questi trattamenti, a discapito di tutto, il bambino nasca vivo. E’ il caso di Nick, un bambino russo che nel 1996 doveva essere abortito dai genitori a 24 settimane, prematuramente espulso dal corpo della madre. Nato vivo, ma conciato male per la violenza subita nel tentativo di ucciderlo: le mani e le gambe erano formate in modo parziale, dita delle mani e dei piedi mutilati. Davanti a questa situazione, i genitori hanno pensato bene di abbandonarlo e darlo in adozione. Fu così che dalla Russia il neonato Nick giuste nell’Indiana negli Stati Uniti dove una famiglia amorevole lo prese con sé.
LA BATTAGLIA SENZA FINE DI NICK HOOT
Era la famiglia Hoot, tre figli naturali e cinque adottivi, tutti con malformazioni fisiche. Non a caso la coppia è credente e praticante e conosce l’accoglienza per i più sfortunati. A due anni a Nick vengono messe due protesi: è un miracolo, il bambino comincia a correre e non si ferma più. Poi passa al baseball nonostante le evidenti difficoltà e quindi al basket, non si arrende mai. Ed ecco che il suo amore per la vita lo porta a diventare un campione di lotta greco-romana: incredibile. Probabilmente la rabbia che porta dentro lo aiuta a eccellere in uno sport che necessita di capacità fisiche eccellenti, lui dice di essere arrabbiato per il modo con cui è nato, si definisce un miracolo vivente. Quella lotta che lui ha cominciato per sopravvivere, quando doveva essere abortito, e ha rifiutato, combattendo. Una lotta che per lui non finirà mai e che testimonia come la vita si aggrappa a tutto per non finire.