Caso Armando Siri, il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone all’attacco. Intervistato da Radio Capital, il numero uno di Anac ha commentato così l’indagine che coinvolge il sottosegretario in quota Lega: «Credo che il patteggiamento, giuridicamente, sia parificabile a una condanna: per me uno che patteggia una bancarotta è colpevole di bancarotta. Questa è la mia valutazione soggettiva e personale: penso che sia un reato grave, ma evidentemente il ministro Salvini la pensa diversamente». Luigi Di Maio è tornato sulla vicenda su Facebook: «L’Italia non è mica un gioco, l’Italia siamo noi e milioni di famiglie in difficoltà che vogliono un segnale. L’Italia non è un trofeo e trovo gravissimo che la Lega con così tanta superficialità ogni volta che gli gira minacci di far cadere il governo. Ma poi per cosa? Per non mettere in panchina un loro sottosegretario indagato per corruzione (che potrà poi rientrare nel governo laddove, mi auguro, si risolvesse positivamente la questione) sono pronti a far saltare tutto e a tornare con Berlusconi? Questo è il valore che danno all’Italia? Scusatemi, ma è stato proprio il MoVimento 5 Stelle a bloccare i tentativi del sottosegretario leghista Siri di introdurre alcune misure diciamo un po’ controverse. E anche i giornali oggi ne danno conto. Noi ce le ricordiamo: quando arrivarono sui nostri tavoli ci sembrarono strane e le bloccammo. Questo dimostra che gli anticorpi del Movimento ci sono e sono ancora forti. Senza di noi chissà cosa sarebbe accaduto». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



“TRATTATO COME CARNE DA MACELLO”

E’ amareggiato, deluso, affranto Armando Siri. Il sottosegretario leghista è indagato per corruzione dalla procura di Roma, avrebbe ricevuto una tangente da 30mila euro da un imprenditore nel campo delle energie rinnovabili, Paolo Franco Arata, in cambio di favori. Peccato però che lo stesso senatore non ne sappia nulla di tali andazzi, rispedendo al mittente ogni accusa: «Guardi sono innocente – riferisce a Il Messaggero – non ho fatto nulla, mi creda ora non voglio aggiungere nulla, ci penseranno gli avvocati, sono davvero stupito e dimostrerò quanto sto affermando. 30 mila euro? La blocco. Io non c’entro nulla. E sono tranquillissimo. Accuse pesanti? Guardi, non so veramente di cosa stiamo parlando». Un Siri deluso soprattutto dal collega Toninelli, che appena saputa la notizia, senza nemmeno aspettare un eventuale processo, ha immediatamente tolto le deleghe allo stesso sottosegretario: «Ci sono rimasto male. Mi sembra tutto davvero assurdo. Sono da poco in politica, ma sto imparando sulla mia pelle che ci vuole un pelo sullo stomaco grande così. Ci vuole una freddezza assoluta per evitare che i rapporti umani vengano spazzati via in pochi istanti. Non mi aspettavo questa reazione. E’ stato spezzato, ripeto, un rapporto umano». Ma questo Arata lo conosce Siri? «Sì, lo conosco. E’ uno stimato docente genovese, un professore preparato. Delle altre faccende non so nulla. Non so assolutamente nulla di questa storia e poi di emendamenti me ne chiedono ottocento al giorno, non sto a guardarli tutti. Di certo seguo le regole». L’edizione online di TgCom24.it ha pubblicato altre parole di Siri, una reazione ancora più sdegnata: «Ma siamo matti? Mi auguro che questa storia è sgonfi. Sono veramente provato, seccato, sconcertato. Mi sento come se avessi buttato un badile sulla faccia Quel che è di certo è che non ho mai preso un soldo da nessuno. I 5 Stelle mi hanno usato come carne da macello». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



SIRI INDAGATO “PRESE 30MILA EURO

Armando Siri è indagato da ieri per corruzione. Secondo l’accusa, il sottosegretario alle infrastrutture, le cui deleghe sono già state ritirate dal titolare del Mit, Toninelli, intendeva influire sulle scelte del ministero dello Sviluppo economico e del ministero dell’Ambiente, «per far approvare “emendamenti” – come si legge su IlSole24Ore.it – richiesti dal professor Paolo Franco Arata, “testa di legno” di società nel settore rinnovabili riconducibili a un imprenditore in odor di mafia». Questa è quanto viene imputato al sottosegretario in quota Lega, che va specificato, è totalmente estraneo ai fatti di mafia, ma che è invece accusato di essere stato corrotto da Arata. Due sono le indagini coordinate dalle procure di Roma e di Palermo, che nella giornata di ieri hanno disposto alcune perquisizioni. Stando a quanto stabilisce in particolare la procura capitolina, Siri avrebbe percepito una tangente da 30mila euro, «proponendo e concordando con gli organi apicali dei ministeri competenti per materia (Infrastrutture, Sviluppo economico, Ambiente) l’inserimento di emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto “minieolico”».



SIRI INDAGATO PER CORRUZIONE

Siri avrebbe quindi favorito Arata, amministratore delle società Etna srl, Alqantara srl, Solcara srl e Solgesta srl, tutte nel settore delle energie rinnovabili, da tempo sotto attenzione dell’antimafia per i suoi rapporti con Vito Nicastri, ritenuto il re dell’eolico in provincia di Trapani e considerato molto vicino al superboss Matteo Messina Denaro. Nel dettaglio, i magistrati ritengono che Siri abbia tentato di inserire degli emendamenti «in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango regolamentare (decreto interministeriale in materia di incentivazione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili) e di iniziativa governativa di rango legislativo (legge cosiddetta mille proroghe, legge di stabilità, legge di semplificazione)». Gli emendamenti richiesti da Arata, e forse fatti approvare con la spinta di Siri, avrebbero quindi avuto un effetto diretto sulle attività di Cosa Nostra, visto il collegamento Arata-Nicastri-Denaro. Il sottosegretario ovviamente rimanda al mittente ogni accusa, affermando di essere tranquillo e sicuro che la verità verrà a galla, ma nel contempo è scoppiata la bagarre in seno al governo, con un nuovo ennesimo scontro fra il Movimento 5 Stelle, che chiede le dimissioni immediate di Siri, e la Lega, che invece difende il proprio esponente.