Una testimonianza choc getta nuove ombre sull’omicidio di Pamela Mastropietro, la ragazza uccisa a Macerata e il cui cadavere fatto a pezzi è stato trovato in due valigie abbandonate alla periferia di Pollenza. «Facci il brodo che poi ce lo mangiamo. Me l’ha detto Desmond e mentre io la colpivo lui la teneva ferma». A parlare è Innocent Oseghale: questa è la confessione fatta ad un ex poliziotto che, secondo quanto riportato da La Verità, aveva suggerito alla polizia penitenziaria del carcere di Ancona, il primo dove fu portato il nigeriano, a piazzare delle cimici nella sua cella spiegando che è uno che parla. L’idea del “brodo” è di Desmod Lucky, che teneva ferma Pamela Mastropietro mentre lui, Innocent Oseghale, la colpiva. Ma Desmond Lucky continua a negare, nonostante intercettazioni e tabulati telefonici dicano il contrario. Anche Lucky Awelima ha negato tutto. Lui che aveva detto: «Oseghale ha già fatto a pezzi altre donne, Oseghale è un capo e io ho paura». E parlando con Desmond Lucky aveva detto: «Lui doveva far sparire la testa e mangiarsi il corpo piano piano».



PAMELA MASTROPIETRO, LA TESTIMONIANZA CHOC AL PROCESSO

L’ex poliziotto che ha raccolto in carcere le confessioni di Innocent Oseghale è Antonio Di Sabato. L’uomo, come riportato da La Verità, ha raccontato di aver avvicinato il nigeriano. Quest’ultimo gli ha confessato che a uccidere Pamela Mastropietro sono stati lui e Desmond Lucky per il rifiuto di lei a fare sesso a tre e il suo tentativo di fuga. Quindi Pamela, dopo aver superato il torpore dovuto alla droga, avrebbe provato a scappare dalla casa dove è stata uccisa. Qui i due nigeriani l’hanno bloccata, Oseghale le ha sferrato la prima coltellata al fegato mentre Desmond la teneva ferma. Alla seconda coltellata Desmond se ne è andato, ma Oseghale gli avrebbe chiesto di aiutarlo a far sparire il cadavere. Ed è qui che arriva la risposta choc: «Facci il brodo, poi ce la mangiamo». La testimonianza ha riscontri: il primo è sul braccio sinistro di Pamela, dove ci sono tracce di compressione come se qualcuno l’avesse tenuta. L’altro è che il collaboratore di giustizia Vincenzo Marino ha reso una testimonianza simile a quella del primo compagno di cella del nigeriano. Inoltre, le perizie autoptiche confermano che le coltellate mortali al fegato sono due. Infine, il racconto dell’ex poliziotto coincide con le confidenze che Lucky Awelima e Desmond Lucky si sono fatti in carcere.

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