Il caso del dogo argentino prima killer e poi rieducato continua a far discutere, non solo sui social: dopo la notizia di una “seconda vita” per Asia – il cane che sbranò assieme all’altro dogo argentino maschio il piccolo Giorgio Crisafulli a Mascalucia il 16 agosto 2016 – le proteste dei vicini di casa della coppia di Trento che ha adottato il cane non si placano. Come racconta la stessa donna al Corriere della Sera, «ho ricevuto insulti pesantissimi da chi ha saputo della nostra decisione di adottare Asia» ma non per questo ritiene sbagliata la sua scelta: «Abbiamo visto Asia tra tanti cani che abbaiavano. Era silenziosa, ci guardava con gli occhi sgranati, incuriosita. Abbiamo capito subito che era il cane che cercavamo anche se non sapevamo nulla del perché fosse finito in quel canile a Rovereto». Ricordiamo che il dogo argentino è un incrocio di bulldog, bull terrier e mastino, tutte razze utilizzate e cresciute per i combattimenti clandestini: quel giorno, senza alcuna apparente motivazione, i due esemplari di cane aggredirono un bambino innocente e lo sbranarono, rischiando di uccidere anche la madre accorsa per separare il figlio ormai morto dalle fauci dei dogo argentino che avevano comprato per tenerli in famiglia.
LA NUOVA ‘FAMIGLIA’: “MERITA SECONDA POSSIBILITÀ”
Aveva un anno e mezzo quel bambino eppure quei cani non furono soppressi ma trasferiti a Rovereto nel Parco canile gestito dall’Associazione Arcadia onlus incominciando il loro “percorso di rieducazione”. Qualche settimana fa lanciammo un commento ai limiti del politically uncorrect, e spiegammo come il problema reale non riguarda gli animali o l’opera assai preziosa di associazioni come la Arcadia, bensì di quelle persone (tante) pronte a condannare e massacrare ogni singolo essere umano e invece esaltate dalla grande conquista sociale della “rieducazione e perdono” (manco fossero persone, ndr) dei cani killer. Oggi quegli stessi vicini di casa della nuova “famiglia” di Asia si lamentano e temono che l’assurdità possa ripetersi. «Lo abbiamo adottato, merita un’altra possibilità» speranza che quella “possibilità” non significa un’altro assalto e un altro bambino sbranato. Il Presidente dell’associazione Arcadia spiega al CorSera che quell’animale ore è affidabile e rieducato, proprio come Macchia l’altro dogo argentino che ha cominciato per primo ad attaccare il piccolo Giorgio di un anno e mezzo: sentite però cosa dice la stessa padrona di Asia, messa davanti alla possibilità di accogliere anche l’altro esemplare «lui non so se mi sentirei di adottarlo». Ecco vostro onore, non abbiamo nient’altro da aggiungere…