Ha fatto molto scalpore nei giorni scorsi l’arresto di Pino Flamini, regista e produttore molto noto a Roma, finito ai domiciliari con l’accusa di aver stuprato 5 aspiranti attrici, tra cui anche delle minori, che si erano recate alla sua “accademia” per svolgere quelli che alla fine si sono rivelati essere dei “falsi provini”. Flamini amava farsi chiamare “maestro”, come ha raccontato l’edizione delle 11:30 di Chi l’ha visto?, eppure dietro i suoi annunci su Facebook, in cui tentava di reclutare ragazze belle, giovani e non troppo alte, si celava a quanto pare la volontà non di offrire un’opportunità di carriera ad aspiranti attrici, ma un casting che alla fine si rivelava essere una seduta di stupro, che le vittime non hanno avuto il coraggio di denunciare. Decisiva, infatti, è stata la testimonianza di due collaboratori di Pino Flamini, che parlando con alcune ragazze hanno compreso che quando il regista restava da solo in compagnia delle giovani il “provino” prendeva una piega che mai avrebbero ipotizzato.



PINO FLAMINI, REGISTA ARRESTATO PER STUPRO

La terribile dinamica che secondo gli inquirenti vedeva il regista Pino Flamini nelle vesti di stupratore delle giovani aspiranti attrici che partecipavano ai casting è stata chiarita nel corso dell’edizione delle 11:30 di Chi l’ha visto? dal maggiore Francesco Soricelli, Comandante della Compagnia di Roma San Pietro. Questi, intervistato dalla trasmissione di Rai 3, ha spiegato come i due collaboratori di Flamini “dichiarano che nel corso dei provini le ragazze avevano fatto delle confidenze rispetto a dei comportamenti anomali tenuti dal produttore. Erano presenti soltanto il regista e la ragazza. Dovevano fingere di essere state drogate e per questo non potevano reagire allo stupro. Era un modo per evitare che loro potessero reagire: questo è quello che è emerso anche dalla visione dei filmati che abbiamo recuperato durante una perquisizione. Le ragazze hanno avuto una grande difficoltà anche con noi ad aprirsi e a rielaborare ciò che era successo, molte per vergogna e per paura che la notizia arrivasse ai genitori e ai fidanzati. Decisiva è stata la denuncia dei collaboratori, che ha permesso di fargli capire che il loro non era un caso isolato”.

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