Si torna a parlare nuovamente di Elvo Zornitta, l’ingegnere friulano al quale fu affibbiato a lungo il soprannome di Unabomber prima di essere assolto. L’uomo, oggi 62enne, è finito sotto i riflettori per via di un giudice che sta indagando sulla sua psiche al fine di stabilire se potrà realmente pretendere il risarcimento danni chiesto allo Stato per essere rimasto coinvolto nell’inchiesta sul bombarolo, considerato il responsabile di ben 28 ordigni in 12 anni – dal 1994 al 2006 – e mai di fatto trovato. Zornitta aveva intentato una causa contro i ministri dell’Interno e della Giustizia nonché contro Ezio Zernar, il poliziotto condannato per aver prodotto una falsa prova contro l’ingegnere, chiedendo un milione di euro come risarcimento. Una trattativa con lo Stato che però alla fine era saltata in quanto considerata troppo onerosa. Sfumato l’accordo, come spiega Corriere.it, il giudice Silvia Franzoso ha ripreso in mano la causa disponendo però la perizia psichiatrico-forense su Zornitta. A tal fine sono scesi in campo periti e consulenti di parte che ha prodotto ad oggi ben due incontri durante i quali Zornitta è stato già sentito anche in presenza di una psicologa. Nel dettaglio, si indaga sulle ripercussioni psicologiche e lavorative a carico dell’uomo definito a lungo come Unabomber. Al vaglio, gli eventuali danni patrimoniali, biologici e d’immagine a carico di Zornitta in merito ai quali sono stati ascoltati anche un fratello dell’uomo ed altre persone a lui vicine. Solo dopo un terzo incontro ancora in programma, si potrà giungere alle conclusioni che saranno depositate in tribunale.
UNABOMBER, ZORNITTA: PERIZIA PSICHIATRICA PER STABILIRE RISARCIMENTO
Dopo cinque anni di indagini a carico di Elvo Zornitta, nel 2009 si arrivò all’archiviazione della sua posizione. Fino a quel momento, gli inquirenti erano stati convinti della sua colpevolezza e delle sue azioni nelle vesti di Unabomber. Quindi Zornitta era stato pedinato, intercettato e perquisito fino a raccogliere trenta indizi e una “prova regina” rappresentata dal lamierino di una bomba rinvenuta inesplosa che sarebbe stato tagliato da un paio di forbici sequestrate proprio a Zornitta. Peccato però che fosse tutto falso, costruito nei minimi dettagli da Zernar alterando il lamierino in laboratorio. A quel punto, cadde la prova e tutti gli indizi fino a quel momento raccolti e l’unico indagato, Zornitta, fu assolto da ogni accusa. Solo nel 2017 i legali dell’uomo hanno avviato la transazione con i ministri dell’Interno e della Giustizia per il suo risarcimento. “Erano tutti concordi, i legali, le prefetture interessate, i gradini intermedi… ma alla fine, quando la pratica è giunta a Roma, qualcuno ha mandato all’aria l’accordo. E quindi si è ripartiti da zero davanti al giudice”, ha spiegato uno degli avvocati. Zornitta ha di contro spiegato: “La mia famiglia è stata devastata dall’inchiesta, con problemi di immagine, di relazioni sociali e di salute…”. Ora spetterà a un giudice stabilire l’entità del danno subito.