Sono corso a leggere l’esortazione apostolica Christus vivit, non perché si rivolge ai giovani, sarei fuori target, ma perché parla della giovinezza, che, per come la vedo io, è il traguardo della vita.

Nell’esortazione del Papa ci sono molte cose, lascio ad altri sottolinearle. Ma vi ho trovato soprattutto un’idea meravigliosa, che la Chiesa ripete fin dagli inizi: l’idea di Cristo eternamente giovane. Il Gesù raffigurato nei primi secoli è giovane, vigoroso, imberbe (ad esempio nelle catacombe di San Callisto) e ha la bellezza della gioventù (ad esempio nel Museo Pio Cristiano). Ma anche fuori dell’immagine del Buon Pastore, da Ireneo ad Agostino, fino ai documenti dell’ultimo Concilio, la Chiesa ha sempre ripetuto: “cercate Cristo per rimanere giovani”.



L’eterna giovinezza, forever young: il sogno dell’uomo, proibito dalla natura, che diventa reale. Senza il contrappasso della malvagità, come nel Ritratto di Oscar Wilde. E senza la noia dell’eterno ritorno. Ho sempre rifiutato il concetto che l’eternità sia immobilità e mi piace piuttosto pensare a qualche modo misterioso in cui l’irrequietezza mobile degli anni verdi non vada perduta e sia salvata anche la grande voglia di correre che ci portiamo da sempre in anima e in corpo.



Ma non senza la malinconia. Quella è parte viva della giovinezza, parte anche del suo gusto e non è bene nasconderla nel rumore, come accade nelle discoteche. La malinconia pervade il più bel romanzo di iniziazione, La bella estate. L’incipit della scrittura di Pavese è fulminante: “A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e traversare la strada, per diventare come matte, e tutto era così bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravamo ancora che qualcosa succedesse…”.

Il desiderio che il bello possa ancora accadere: è questa l’essenza della giovinezza. Ma dove trovare questo elisir? Sappiamo – e Pavese lo dimostra – quanto sia sottile la lama che separa la malinconia dalla tristezza (così anche in Norwegian Wood, che Haruki Murakami scrisse dopo aver ascoltato la struggente melodia della canzone dei Beatles).



Il Papa ridice a tutti che la giovinezza nasce dalla fede. Cita esempi e tra questi Piergiorgio Frassati, il cui slancio fu spezzato dalla malattia a 24 anni (“la corsa di un bimbo lanciato nel dono” è scritto lungo il sentiero a lui dedicato nelle valli valdostane di Ayas). Ma non è questione di età. Gira in rete in questi giorni un video fatto dai gesuiti olandesi sulla figura di padre Frans van der Lugt, ucciso a 75 anni in Siria, dove era missionario da mezzo secolo. A vederlo si capisce di una giovinezza che, come dice Ada Negri, non ha tempo.

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