Il centrocampista dell’Inter Antonio Candreva sta ricevendo diversi messaggi d’elogio per il bel gesto di pagare la mensa alla bimba di Verona costretta al pasto ridotto con cracker e tonno. Anche la politica è scesa in campo, ecco le parole dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini: «Non doveva pensarci un calciatore a pagare la retta alla ragazzina di #Minerba ma, purtroppo, esistono amministratori così squallidi che impediscono ai bambini di mangiare le stesse cose a mensa. Il calcio non è la mia passione più grande ma io, oggi, tifo #Candreva». Queste, invece, le parole del giornalista Riccardo Cucchi: «Da oggi non mi importerà nulla se sbaglierà un cross o se fallirà una rete a porta vuota. C’è qualcosa che conta di più. #Candreva. Chi ha permesso che una bimba fosse umiliata perché povera non merita alcun rispetto». Infine, il tweet della dem Teresa Bellanova: «Un plauso a #Candreva per il gesto umano e non scontato. Ma non dimentichiamo che è compito dello Stato, non degli eroi, quello di tutelare i minori, prevenire e contrastare le povertà. Dunque anche di quel sindaco disumano. E lo nel deve nel rispetto della Costituzione Italiana». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
IL BEL GESTO DI ANTONIO CANDREVA
Un assist man di natura che questa volta esce dal campo di calcio ed entra in “scivolata” in un’area a lui insolita: il calciatore dell’Inter Antonio Candreva, colpito dalla storia della bimba di Verona rimasta senza pranzo con solo tonno e cracker, ha deciso di mettersi in contatto con il Comune di Minerbe per provare a capire se avesse potuto fare qualcosa per andare in contro a quella situazione oggettivamente delicata. Ha telefonato al sindaco Andrea Girardi che gli ha spiegato la condizione dei genitori e il ritardo nel pagamento dei buoni pasto in favore del servizio di refezione. A quel punto allora, l’esterno neroazzurro si è offerto di pagare direttamente l’intera retta dell’anno per chiudere la vicenda: il sindaco ha dato l’ok e la bimba straniera del Veronese potrà così tornare a mangiare come tutti gli altri compagni di scuola senza più l’imbarazzo di “pagare” una colpa dei propri genitori. Un piccolo gesto, da non banalizzare (o infangare di troppa retorica) che può servire a smuovere coscienze e legislazioni.
BIMBA SENZA PRANZO A SCUOLA
Dopo Vigevano nel 2013 e soprattutto Lodi lo scorso autunno, ancora il servizio di mensa scolastica al nord fa esplodere la bufera in merito alla gestione di un caso assai limite avvenuto a Minerbe (Verona) dove una bimba è stata costretta a mangiare scatolette di tonno e cracker a mensa perché i genitori non avevano pagato il servizio. L’episodio è stato sollevato a livello pubblico dopo la denuncia del Pd provinciale contro il sindaco della Lega, parlando di «scelta discriminatoria da parte dell’amministrazione comunale a guida leghista». L’episodio è accaduto qualche giorno fa quando la bimba straniera ha dovuto mangiare un menu “diverso” da quelli dei suoi compagni di classe perché non in regola con il pagamento dei buoni pasto: il caso di Minerbe, rivelato dal quotidiano L’Arena, è stato immediatamente causa di polemica contro il sindaco Andrea Girardi. In realtà, come spiega l’Ansa, la scelta dei cracker e del tonno sarebbe stata concordata con i gestori della mensa e il Comune dopo i tanti solleciti al pagamento inviati alla famiglia.
BUFERA CONTRO IL COMUNE VERONA
Come raccontano alcuni testimoni della vicenda a Verona Today, la bimba sarebbe rimasta turbata nel vedersi ridotto il pranzo mentre i compagni mangiavano tranquillamente alla mensa regolare. Non sarebbe la prima volta che in quella scuola, ricca di bimbi stranieri, i buoni pasto non venivano pagati e in quei casi (tra fine 2’18 e inizio 2019) gli insegnanti avevano rinunciato al proprio pasto per darlo ai piccoli indigenti: ora però la misura è stata colma e la decisione presa ha ovviamente fatto scattare la bufera. «Tutelare l’infanzia è uno dei principali doveri delle pubbliche amministrazioni ed un Comune che si sottrae a questo dovere non svolge il proprio ruolo. Se ci sono famiglie che hanno difficoltà economiche le amministrazioni hanno non solo la possibilità, ma anche il dovere di andare loro incontro con esenzioni o riduzioni delle rette se indigenti ed in ogni caso non possono rivalersi sul minore, ossia sull’anello debole di tutta questa catena», scrivono la Segreteria provinciale del Partito Democratico di Verona assieme al Circolo Pd di Minerbe dopo il caso della bimba “discriminata”. Per Massimo Momi, vicesindaco con delega alle politiche famigliari, si è trattato di «un caso limite, motivato dalla correttezza verso le famiglie che pagano regolarmente la mensa».