Le Iene sono tornate sul caso di Piero Capuana, il santone a capo di una comunità fondata oltre 40 anni fa in provincia di Catania e venerato da migliaia di persone, accusato di abusi su minori in vista dell’inizio del processo a suo carico. Nella puntata di ieri sono state riproposte le interviste choc ad alcune delle vittime che hanno ricordato gli orrori a scapito di ragazzine anche di 14 anni. Le vittime, a dimostrazione della loro “devozione” erano costretta a mandargli sms “amorevoli” in cui esprimevano il loro amore nei suoi confronti. “Eravamo sottomesse a tutti gli effetti”, raccontano. Ed infatti era proprio così: tutte loro avevano dei compiti precisi, dalla pulizia intima alle soddisfazioni sessuali, al punto da essere chiamate “turniste”. “Credevamo tutti che fosse lo Spirito Santo”, “l’ultimo amico di Gesù”, ha raccontato una delle donne uscita dalla setta. Un’assurdità andata avanti per lunghi anni e che si basava su un rito ben preciso che prevedeva le cosiddette “locuzioni” al termine delle quali veniva accerchiato da ragazzine. Tra queste ne sceglieva una con la quale ballare dei lenti, l’unico modo “per arrivare al Signore”. Capuana, dunque, è riuscito ad eseguire un vero e proprio lavaggio del cervello e a chi si rifiutava di soddisfare i suoi piaceri veniva considerata una nullità. “Quando lui abusava per loro era qualcosa di innocente, era amore superiore”, spiega una delle testimoni a Giulio Golia. Ma questo lavaggio del cervello valeva anche per gli adulti più fragili, coloro che più facilmente avrebbero creduto alle sue parole. In molti casi erano le stesse madri a portare le figlie a fare i turni, come se fosse la normalità. Altre tuttavia, erano ben consapevoli di ciò che avrebbero subito.
LE TESTIMONIANZE CHOC
“Ha distrutto famiglie intere”, sono le parole di alcuni testimoni che hanno subito le pressioni di Piero Capuana. Ma il santone siciliano aveva non solo un grande potere sulle menti delle persone ma anche un vero e proprio impero fatto di numerosi terreni, in cui gli adepti lavoravano gratuitamente. “Sapevamo che queste terre erano della comunità ma in realtà erano sue, perchè lui è la comunità”, dice una ex adepta. Tutti acquistavano da lui i prodotti che producevano “per dare una mano alla comunità e per avere le grazie”. Un vero e proprio ricatto psicologico, dunque. “Ogni uomo era una grazia, un euro a uomo”, commenta un ragazzo che era in segreteria. A settimana erano oltre 1000 uova e se non venivano comprate, “non eri degno di stare lì, perchè erano dei doni del cielo”. Ma in tutto questo errore, non c’era solo Capuana. Tre donne – Rosaria Giuffrida, Fabiola Raciti e Katia Scarpignato – erano considerate i pilastri della comunità e si occupavano sia della parte economica che dei turni delle ragazzine, oltre a indottrinare i nuovi adepti alle pratiche della comunità. Secondo quanto emerso dalle indagini, attorno alla setta giravano oltre 5000 persone con un giro di soldi enorme.
GLI ESORDI DELLA VICENDA
Ma da dove ha inizio tutta la vicenda? Padre Cavalli, un uomo di chiesa, è il fondatore dell’associazione Acca, che poi vedrà a capo Piero Capuana. Ad oggi, sono sei le persone di questa associazione indagate per reati gravissimi. Ben 25 anni fa, fu proprio Padre Cavalli a presentare ad una vittima – all’epoca – tre persone come “l’incarnazione dei tre Arcangeli”. Uno di questi era appunto Capuana. Lo scopo era sottomettersi ad un rituale di purificazione ovvero un abuso sessuale. “Questa figura di prete è stata di fondamentale importanza perchè ha dato credibilità all’intera storia”, dice la vittima. “Tutta questa cosa è fondata sulla credibilità della Chiesa”, aggiunge. Già 40 anni fa, Curia e Santa Sede erano a conoscenza di questa cellula malata della chiesa ma non fu mai fatto nulla. E a chi provava a parlare, diveniva oggetto di minacce. Ad oggi, c’è chi, tra le vittime, ricorda ogni minimo particolare degli orrori vissuti da parte di Capuana e dell’intera setta. Mentre il vescovo di Acireale, rimasto per ben 18 anni, non fece mai sulla nonostante le numerose denunce, contribuendo ad insabbiare tutto. Il 13 maggio prenderà il via il processo davanti la seconda sezione penale del Tribunale di Catania a carico di Piero Capuana e di tre sue presunte fiancheggiatrici: Katia Concetta Scarpignato, di 59 anni, Fabiola Raciti, di 57, e Rosaria Giuffrida, di 59. Il processo immediato era stato chiesto da quattro degli indagati rinviati a giudizio. “Abbiamo voluto subito il processo per fare chiarezza e dimostrare la loro innocenza”, aveva spiegato la difesa, come riferito da LaSiciliaWeb.
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