Clima di alta tensione a Casal Bruciato, con i residenti in piazza contro la decisione di assegnare una casa popolare a una famiglia di rom quando era già stata occupata da una giovane insieme alla sua bambina di pochi mesi. Noemi, intervistata da Il Primato Nazionale, ha spiegato: «Mi hanno spaventata, per questo sono uscita dalla casa. Ma ho intenzione di tornare dentro. Rimango qui ad oltranza fino a che non rientrerò. Tutti noi abbiamo dei diritti, abbiamo diritto ad una casa in cui far crescere i propri figli. C’è gente che vive dentro le macchine e questo non è giusto». Queste le parole del compagno Simone: «Un rappresentante delle forze dell’ordine ci ha minacciati. Ci ha detto che se non avessimo sgomberato immediatamente casa, avrebbero tolto la bambina a Noemi. Vorrei averlo qui davanti, adesso, Simone di Torre Maura. Per carità, a 15 anni ha avuto coraggio, ma sbaglia. Io sono Simone di Casal Bruciato, ho ventotto anni, e da qui non me ne vado per lasciare casa ad una famiglia di rom». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
ROMA, ALTRO CASO DOPO TORRE MAURA
Dopo le proteste di Torre Maura, rivolta anti nomadi a Casal Bruciato: nuova contestazione a Roma. Come riporta Repubblica, nuovo episodio nella Capitale: una donna con un bambino ha occupato l’abitazione destinata a una famiglia nomade e il messaggio inviato dai manifestanti è chiaro, «date le case agli italiani, noi gli zingari qui non li vogliamo». Nunzia, una residente, ha spiegato ai microfoni del quotidiano: «Quella casa ora l’ha occupata una ragazza con un bimbo di sei mesi, dormiva in macchina. Meglio un’italiana che i rom, ci deve stare lei. I rom non devono tornare o blocchiamo tutto». «L’hanno minacciata di toglierle il bambino, li levassero ai nomadi i bambini. E’ una vergogna. Adesso blocchiamo la strada», la voce di un altro residente, con Casapound scesa in strada per manifestare al loro fianco.
RIVOLTA ANTI NOMADI CASAL BRUCIATO, TENSIONE A ROMA
Roberta Della Casa, presidente M5S del Municipio IV, ha commentato: «Dopo essere stati accolti in questo modo immagino non siano propensi a rientrare. Ora vediamo. Valutiamo se c’è un’alternativa. Si tratta di una famiglia di 5 persone che aveva i requisiti ed era in graduatoria». Munito di megafono, il responsabile romano di Casapound Davide De Stefano ha affermato: «Siamo qui per dare sostegno alla ragazza italiana con un bimbo piccolo. Siamo qui a dare sostegno alle fasce più deboli – ha aggiunto – Siamo venuti a difendere gli italiani. Prima gli italiani!». Si è scatenato il dibattito sui social, anche la Croce Rossa è scesa in campo: «Siamo preoccupati per le discriminazioni contro Rom e Sinti. #casalbruciato Il superamento dei campi richiede l’inclusione abitativa e chi è risultato idoneo all’assegnazione della casa popolare ha il pieno diritto ad usufruirne. Prima l’#Umanità».