Prosegue la querelle a distanza fra il capo della polizia, Franco Gabrielli, e lo scrittore napoletano Roberto Saviano. Il tutto è nato da un tweet dello stesso autore di Gomorra che aveva puntato il dito nei confronti delle forze dell’ordine, accusate di essere al servizio del “nemico” Salvini. Ieri è giunta la risposta del numero uno degli agenti, che attraverso il Corriere della Sera ha replicato punto su punto alle accuse di Saviano, ritenute “ingenerose”. Quindi la nuova controreplica. Lo scrittore napoletano ha presenziato al salone del libro in corso di svolgimento a Torino per presentare il suo ultimo lavoro, “In mare non esistono taxi”, un’opera che tratta la questione dei migranti, e che racconta le numerose difficoltà che affrontano i profughi per provare a trovare una vita migliore scappando dalle terre d’origine. Intervistato sulla questione della polizia, Saviano si è intrattenuto solo per qualche istante, mentre si apprestava all’uscita della mostra torinese, dicendo: «Le parole del capo della polizia Gabrielli? Ribadisco la mia interpretazione però sono contento che abbia precisato…». Saviano non sembra quindi convinto dalla risposta del numero uno della polizia italiana. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CAPO DELLA POLIZIA GABRIELLI VS SAVIANO
Risponde per le rime a Saviano il capo della polizia, Franco Gabrielli. Intervistato dai microfoni del Corriere della Sera, è intervenuto dopo le accuse via social dello stesso scrittore napoletano. A proposito dei comizi del ministro Salvini, Gabrielli specifica come «Non ci sia comizio senza contestazioni e non mi risulta si sia impedito di manifestare. Ma quando si verificano situazione di potenziale turbativa, spetta al funzionario in strada fare le valutazioni del caso ed evitare che possano provocare conseguenze». Un Gabrielli che si dice ferito e amareggiato, «quando si tira per la giacca la mia amministrazione chiedendomi di essere ciò che non posso essere: io sono un funzionario dello Stato, non un politico». Ma se un ministro dovesse chiedergli di superare il confine del lecito, e se venisse messo in discussione uno dei suoi principi, «il mio dovere non sarebbe di fare un proclama o un’intervista, ma di rassegnare le dimissioni». Gabrielli parla anche delle contestazioni circa il fatto che il ministro Salvini indossi spesso e volentieri la felpa o la giacca della polizia, parlando di polemiche “pretestuose”, sottolineando come il “rito” del ministro sia «segno di attenzione nei nostri confronti». Infine un commento sulle polemiche a Casal Bruciato e sulla famiglia rom che è stata «protetta dalla polizia, un segnale dell’attenzione della nostra amministrazione verso i diritti di tutti». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CAPO POLIZIA VS SAVIANO
Prosegue la querelle a distanza fra la polizia di stato e lo scrittore napoletano Roberto Saviano. Tutto è nato a seguito di un tweet dell’autore di Gomorra, in cui viene puntato il dito nei confronti degli agenti, accusati di essere a “servizio della campagna elettorale di un partito”, vicini quindi al ministro Matteo Salvini. Quest’oggi il capo della polizia, Franco Gabrielli, è stato intervistato dai microfoni del Corriere della Sera, e nell’occasione ha spiegato: «Stiamo attraversando un momento particolare nella vita del Paese, vigilia di un appuntamento elettorale importante e caratterizzato da qualche tensione politica. Proprio per questo credo sia interesse di tutti non contribuire ad alimentarle, né coinvolgere nelle dispute quotidiane istituzioni di garanzia come la nostra, tirandole da una parte o dall’altra». Quindi il numero uno della polizia di stato manda un messaggio all’indirizzo proprio di Saviano: «Noi siamo la polizia di Stato, non una polizia privata al servizio di questo o quel ministro».
GABRIELLI, CAPO DELLA POLIZIA, RISPONDE A SAVIANO
Gabrielli commenta poi il famoso tweet di cui sopra dell’autore di Gomorra, definendolo «accuse ingiuste e ingenerose», e aggiungendo che «come vertice di questa amministrazione posso provare fastidio e preoccupazione quando il ministro dell’Interno viene definito ministro della Malavita, ma non mi sono mai permesso di interloquire». Il capo della polizia precisa: «Se però la mia amministrazione viene chiamata in causa con affermazioni false ho il dovere, oltre che il diritto, di reagire e di chiedere rispetto». Gabrielli specifica come in undici mesi alle dipendenze del ministro Salvini al Viminale non ha mai ricevuto dallo stesso indicazioni contrarie a tre principi: «servire lo Stato nell’interesse dei cittadini, ricevo le direttive del governo, sono sottoposto alla legge. Sono i tre capisaldi che ispirano la mia azione». Infine un pensiero sui recenti fatti di cronaca, a cominciare dalla sparatoria a Napoli che ha portato al ferimento della piccola Noemi, fortunatamente in lieve miglioramento: «Io credo che ancora oggi la criminalità organizzata sia la priorità che questo Paese si trova a dover affrontare sul piano della sicurezza».