L’oligarca russo Boris Berezovski, 67 anni, da anni oppositore di Vladimir Putin, è stato trovato morto nel bagno della sua abitazione vicino ad Ascot, nel Surrey, sud dell’Inghilterra, dove si era trasferito proprio a causa dei forti attriti con il Cremlino. La polizia britannica parla adesso di suicidio, ma ovviamente i sospetti non mancano: al momento le autorità preferiscono non rivelare ulteriori dettagli riguardo le cause della morte, limitandosi a far sapere che nessuna ipotesi viene esclusa e che sono in corso indagini a tutto campo. La polizia ha comunicato che “agenti specializzati in inchieste nucleari, radiologiche, biologiche e chimiche” hanno effettuato rilevamenti all’interno della residenza dell’oligarca, facendo però sapere successivamente che tali sopralluoghi non hanno evidenziato niente di sospetto. Nato a Mosca nel 1946 e laureato in matematica, Boris Abramovic Berezovski  fu l’oligarca per antonomasia della Russia post-comunista e tra i protagonisti della rielezione di Boris Ieltsin alla presidenza nel 1996. Poi, tra il 1999 e il 2000, venne addirittura indicato come il fautore della successione a Ieltsin di Vladimir Putin, già ufficiale del Kgb e capo dei servizi segreti post-sovietici, ma i primi problemi non tardarono ad arrivare. Il nuovo presidente, infatti, tentò fin da subito di mettere in riga gli oligarchi più “fastidiosi”, così, divenuto improvvisamente un oppositore del Cremlino, Berezovski si trasferì a Londra da dove cominciò a finanziare l’opposizione. Già sfuggito a diversi attentati in patria, era noto il legame con Aleksandr Litvinenko, ex ufficiale del Kgb avvelenato nel 2006 con il polonio. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, in collegamento telefonico con il canale Rossia 24, ha rivelato che poco tempo fa l’oligarca aveva inviato una lettera proprio a Vladimir Putin, “riconoscendo di aver commerro numerosi errori”.



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