Aveva solo 15 anni quando due anni fa organizzò proteste studentesche contro il programma che voleva introdurre “l’educazione patriottica” nelle scuole di Hong Kong, un evidente tentativo, come lo definì lui stesso, di obbligare all’indottrinamento comunista. Oggi di anni ne ha 17, si chiama Joshua Wong è la sua fama come leader del movimento studentesco che ha dato vita alle proteste, con il nome di Occupy Central, è diventata mondiale. Lo scorso primo ottobre, giorno in cui si ricorda la nascita della repubblica popolare cinese, Joshua insieme ad altri studenti si è rifiutato di omaggiare la bandiera cinese davanti al contestato governatore di Hong Kong: ha invece voltato le spalle durante l’alza bandiera. “Quando ho sentito l’inno nazionale” ha detto “non mi sono certo sentito commosso, anzi pieno di rabbia”. L’inno nazionale cinese, ha aggiunto, dice: alzatevi voi che siete schiavi, ma gli schiavi rischiamo di diventarlo proprio noi cittadini di Hong Kong. Joshua Wong assume poi un ruolo particolarmente simbolico in quello che sta succedendo in questi giorni, in cui la paura di molti è che le manifestazioni nell’ex colonia inglese possano finire con una strage come quelle di piazza Tien an Men. Wong appartiene infatti alla prima generazione di cittadini di Hong Kong nati sotto il potere di Pechino, dopo la fine del colonialismo inglese. In tutti sensi sono cinesi, ma a differenza dei miliardi di cinesi che sono troppo impauriti di protestare contro il tirannico regime comunista,  questi giovani cinesi di Hong Kong stanno sfidando Pechino.



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