Johannes e Floriane erano entrambi al Bataclan la sera del 13 novembre 2015. Quella notte terribile persero entrambi i loro coniugi ma da quella tragedia è nata nuova vita. Perché Johannes e Floriane, due vittime sopravvissute, sono poi diventati una coppia e oggi sono appena diventati genitori felici di una bambina di nome Berenice.
Leggendo il loro racconto a Radio Canada mi è tornata alla mente la lettera di Antoine Leiris, quel marito la cui moglie era stata uccisa lasciandolo solo con il figlio Melvin e che diceva che non voleva dare agli attentatori la soddisfazione di farsi prendere dalla paura e dal pessimismo. Non so dove siano ora Antoine e Melvin ma Johannes e Floriane, due vittime come loro, due anni dopo hanno dato il benvenuto al loro primo figlio, una bambina di nome Berenice. Berenice come la costellazione. È bello pensare ad una bimba che è come una costellazione che dal cielo ci guarda e custodisce, ad un tempo, le cose che succedono quaggiù e dà loro luce, luce propria, la luce dell’amore anche nella notte del terrorismo e del fondamentalismo.
Perché dare luce a un bimbo significa dono, sacrificio, pazienza, accettazione di un’alterità imponderabile e che tuttavia è tutta in un noi. Significa apertura a un dialogo continuo, significa relazione come nella Trinità. Tutto il contrario del fondamentalismo che è muro, rifiuto, violenza, paura.
È bello pensare che due persone che hanno vissuto un’esperienza terribile vogliano ancora scommettere sulla vita, sulla gioia della vita. E che non si siano fermati bloccati dalla paura. È una grande vittoria verso chi voleva ottenere esattamente il contrario e cioè che le persone non vivessero più, non sperassero più. Non conosco tante circostanze di questo nuovo amore ma mi piace pensare che questa reazione così piena di attaccamento alla vita, di speranza nella vita, non è un caso che sia arrivata dopo un momento di disperazione in cui Johannes e Floriane avevano veramente toccato cosa potesse significare perdere tutto.
Berenice per me è un insegnamento. Vuol dire che quando tutto sembra finito bisogna ricominciare sempre dalle cose più semplici. Nulla c’è di più semplice di due che si amano e che trasmettono vita e amore formando un nuovo nucleo di amore, di fiducia, decidono di darsi quel sostegno reciproco di cui noi e tutto il mondo ha enorme bisogno.
Più di tanti cortei sulla vita e sui valori, la testimonianza di questi due ragazzi attrae e affascina in nome della vita della loro piccola. È qualcosa che sembra anche voler stringere un ponte con le nostre radici, con la memoria antica. Come a dire che un mondo senza radici culturali ed etiche è destinato a precipitare nel terrore. Ed è meraviglioso pensare anche che Berenice, che vuol dire “portatrice di vittoria”, è un nome che richiama l’amore nella sua bellezza e nella sua difficoltà. Come a dire che amore e cultura salvano il mondo.