Torna a far parlare di se il magistrato Francesco Bellomo, accusato di stalking e di lesioni sessuali. Ha infatti recentemente acquistato, come ha riferito La Stampa, quasi tutte le quote della sua scuola dove insegnava e dove era responsabile scientifico: da qualche giorno a questa parte è diventata ufficialmente sua all’85%. La notizia è che l’operazione è stata portata a termine in cambio di una cifra giudicata irrisoria, circa 400 mila euro, di conseguenza la società “Diritto e scienza srl” è stata valutata attorno ai 500mila euro. «Come è possibile – si domandano in studio a Storie Italiane, programma di Rai Uno – che una scuola che valeva qualche milione di euro sia stata venduta a così poco? Fossi la magistratura andrei ad indagare. Come è possibile inoltre che questo signor Bellomo si metta ad insegnare di nuovo dopo quello che ha fatto? Mi sento di dire alle studentesse di fare attenzione a questi personaggi».
FRANCESCO BELLOMO: IL MAGISTRATO ACQUISTA LA “SUA” SCUOLA
Il programma Rai ha intervistato anche Carla Pernice, ex studentessa del corso tenuto da Bellomo che ha testimoniato contro il magistrato e che sulla vicenda dell’acquisizione della scuola non si è sbilanciata più di tanto: «Non sono arrabbiata – afferma – non c’è motivo di esserlo, sono rimasta sorpresa, ma non arrabbiata. La notizia della scuola l’apprendo adesso, non ho un’opinione specifica sul punto, sono questioni economiche che non riguardando la mia vicenda». Diverso ovviamente il pensiero sui precedenti fatti di “molestie” nei confronti delle studentesse (ricordiamo che c’è un processo in corso e che nessuno è stato condannato al momento): «Un magistrato sta in un tribunale come un sacerdote sta in una chiesa – afferma la Pernice – deve fare il massimo di quanto può per condurre una vita onesta, sana e corretta, cosa che in questa vicenda non si è verificata. Io mi sono opposta a questo sistema e per questo sono stata cacciata e sto avendo delle ripercussioni. Mi dissocio assolutamente da quello che accadeva in quella scuola e quando ho scoperto quanto accadeva ho deciso di non frequentare più quel corso. La vicenda della società, invece, non ha un collegamento diretto con quello che mi è successo».